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Libri: Afritania di Dario Tonani

Dario Tonani, Afritania -FANTASCIENZA - 40k - 2011 - prezzo 2,99 euro - giudizio: eccellente

Mondonove è l'universo narrativo che Dario Tonani ha presentato per la prima volta i lettori nel racconto Cardanica, pubblicato sul numero 54 della rivista Robot.

E' un mondo che non rappresenta il futuro del nostro, ma quello di un mondo in cui dal vapore si è passati a successivi evoluzioni della meccanica, senza scoprire l'elettricità, tanto meno l'elettronica, o l'informatica.

In questa ambientazione grandi deserti, forse contaminati da radiazioni, sicuramente infestati di letali creature, sono solcati da autotreni enormi come vascelli. Uno di questi è  la "nave a ruote" chiamata Robredo, comandata dal Commodoro Garrasco D. Bray.

La nave, in seguito a un incidente naufraga, e il racconto narra l'allucinante odissea di Garrasco, che isolato in una delle sue parti, il "pneumosnodo" denominato Cardanic, arriva a confrontarsi con una forma di intelligenza artificiale meccanica.

Il racconto, poi ripubblicato in ebook e più di recente in lingua inglese, ha avuto tre seguiti: RobredoChatarra e quello di cui vi scrivo adesso Afritania.

 

Il mondo narrativo di Tonani si è sempre più allargato. Nei racconti successivi abbiamo avuto modo di intuire cosa ci fosse al di fuori del claustrofobico interno del Cardanic, di quanta desolazione e disperazione fosse popolato.

Abbiamo anche visto il mare, nel racconto Chatarra , ma non è stata una visione rassicurante. L'isola da cui prende il titolo il racconto è un immenso agglomerato di metallo morente, dove tutto si va ad arenare.

E ci sono esseri umani che hanno l'ingrato compito di distruggere il metallo vivente, stando attenti a non essere contaminati da un morbo che distrugge la materia organica, trasformandola in metallo.

Questo breve riassunto delle puntate precedenti serve a presentare il nuovo racconto, sempre pubblicato in eBook, nel quale l'autore aggiunge l'ultimo tassello alla costruzione narrativa.

 

Trent'anni dopo gli eventi di Cardanica, l'ex Commodoro e naufrago Garrasco si trova a bordo di una grande nave a ruote che solca i deserti, l'Afritania. Sopra di essa vivono gli Esterni, altro campionario di umanità disperata e sofferente, malata di quel morbo che riduce la carne a metallo. Essi non possono entrare dentro la nave sigillata, così come non possono uscire gli Interni.

Garrasco, che si trova all'esterno della nave, cercherà di comunicare con quest'ultimi, impegnato a sopravvivere, ma ancora affamato di sapere cosa sta succedendo intorno a lui.

Intorno a lui, e per tutto il pianeta, divampa un conflitto tra macchine viventi, che ha negli esseri umani vittime collaterali. Questa graduale scoperta avrà il suo culmine quando Garrasco, tra le dune del deserto, avrà il confronto finale con una “pulce bastarda”, una creatura di sabbia che l'uomo affronta con il piglio di chi si scontra con la sua peggiore nemesi, come un novello Achab alle prese con la sua Moby Dick.

Tale confronto non poteva essere più avvincente. L'elegante prosa dell'autore conferma l'ormai raggiunta maturità delle sue capacità narrative ed evocative.

Una degna conclusione del ciclo di Mondonove.

http://www.bookrepublic.it/book/9788865860922-afritania/

Libri: Mare al Mattino

Qualcuno mi spiega cosa significa "Solo come una scimmia nell'olio bollente"?
Mare al Mattino, di Margaret Mazzantini si presenta come un festival della retorica, dello stereotipo e del luogo comune, nonché di castronerie spacciate per invenzioni linguistiche particolarmente creative ("premuta" di arancia?).
La rievocazione di una triste pagina della nostra storia, quella dei Tripolini, nonché il dramma, vero, dell'immigrazione, meritavano un trattamento migliore, e non un instant book con concetti appena abbozzati e personaggi di cartone.

Lo scopo sembra quello di rendere "alla moda", direi "fashion" come dicono quelli che si sentono "cool", il dramma degli immigrati, con uno stile che alla fine è un misto di  "C'è posta per te", e i fatti vostri, farcito di metafore e similitudini incomprensibili. Un ermetismo nazional popolare che è solo fumo negli occhi.

Deludente.

Professione Assassino

Thriller - Titolo originale: The Mechanic - Interpreti: Jason Statham, Ben Foster, Donald Sutherland,  Tony Goldwin - Regia di Simon West - USA 2011 - Giudizio: 1/5

Arthur Bishop (Jason Statham) è un 'meccanico': un assassino scelto, con un codice molto severo ed un talento unico nell’eliminare in modo impeccabile ogni sua vittima. Il suo èun lavoro che richiede la massima perfezione oltre che un distacco totale e Bishop è il migliore nel suo campo. Ma quando il suo grande amico e mentore Harry (Donald Sutherland) viene assassinato, Bishop non può fare a meno di lasciarsi coinvolgere a livello personale. E così stavolta sarà lui a scegliere il suo successivo incarico: trovare i responsabili della morte del suo amico.La missione si fa più complicata quando Steve (Ben Foster), il figlio di Harry, gli rivela l’intenzione di vendicare da solo la morte del padre, determinato a scoprire quale sia stata lasua vera professione. Bishop ha sempre agito da solo, ma questa volta non può certo voltare le spalle al figlio di Harry. Nonostante sia sempre stato un killer estremamente metodico, decide di portare il ragazzo all’interno del suo mondo. Nasce così una sorta di rapportomentorediscepolo, ma mentre sono impegnati a dare la caccia al loro ultimo obiettivo, emergono una serie di complicazioni, per cui coloro che vengono assoldati per risolvere i problemi, diventano loro stessi un problema.

E' un discreto film d'azione questo remake di un classico del genere, risalente al 1972. A Hollywood ormai impazza la mania del rifacimento, forse dovuta a mancanza di buone idee originali. Non ho visto il film originale, e quindi non ho termini di paragone. Segnalo solo che questo film, visto da solo, si trascina abbastanza stancamente tra lunghe pause e momenti adrenalinici. Statham fa il suo onesto mestiere di duro inespressivo, impossibile pretendere qualcosa di più. Sprecato Donald Sutherland, mentre convincenti e in parte sia Ben Foster che Tony Goldwin.

Stunt e reparto tecnico hanno lavorato più che bene. E' un prodotto di serie A, in cui non si sono lesinati i mezzi. Peccato per la scelta dell'interprete. Non che Charles Bronson, interprete del film originale, sia passato alla storia per la vasta gamma di espressioni, ma Statham riesce a essere più monocorde di un filo da bucato.

Producono David Winkler e Bill Chartoff, ossia i figli dei produttori originali, Irwin Winkler e Robert Chartoff. Come già fu per Rocky Balboa, i rampolli non trovano di meglio da fare che ricalcare le orme dei padri senza metterci un guizzo di originalità. Quant'è dura la vita dei figli d'arte.

 

 

Solo per vendetta

Drammatico - Titolo Originale: Seeking Justice - Interpreti: Nicolas Cage, January Jones, Guy Pierce - Regia di Roger Donaldson - USA - 2011 - Giudizio: 3/5

 

Will Gerard (Nicolas Cage) è un insegnante d’inglese la cui vita viene sconvolta quando la moglie Laura (January Jones) viene violentemente aggredita senza un apparente motivo. Mentre osserva sua moglie nel letto d’ospedale, si avvicina Simon, un perfetto sconosciuto che propone a Will la possibilità di vendicare sua moglie. Potrebbe aspettare che la polizia trovi il colpevole, lo arresti e lo metta nella mani della giustizia. Oppure, potrebbe affidarsi a Simon e ai suoi ‘amici’ che troverebbero il colpevole e lo giustizierebbero entro l’alba del giorno dopo. Emotivamente provato, Will accetta l’offerta, ma scoprirà presto che ogni cosa ha un prezzo e che il conto da pagare sarà più che salato, ritrovandosi in una serie di eventi che lo porteranno a perdere totalmente il controllo della sua vita, scoprirà quanto potente e ramificata sia l'organizzazione.

Non è un tardo remake de Il giustiziere della notte, questo film il cui titolo originale rende meglio il senso stesso della vicenda. Seeking justice, ossia ricercando la giustizia, rende meglio la vicenda di un uomo che non prende semplicemente la pistola e comincia a sparare per rimediare al torto subito. Se le ragioni del marketing ve lo fanno passare per "il solito action con Nicolas Cage, sappiate che potreste rimanere delusi. Non perché Cage brilli, come sempre d'altra parte, per capacità e versatilità recitativa, ma perché il fuoco della vicenda è incentrato su cosa realmente significhi perseguire la giustizia "fai da te", in un paese dove comprare un'arma è fin troppo facile.

Non mancano vibranti sequenze di azione, e momenti di tensione, ma sono il giusto tributo all'intrattenimento cinematografico. Qualche riflessione il film la darà. Donaldson dirige con competenza il film bloccando sul nascere le gigionerie di Cage, e dando risalto alla bellezza e alla bravura di January Jones. Guy Pierce è tenebroso e tormentato quanto basta. La miscela funziona.

L'ambientazione è un'altra importante protagonista. E' New Orleans, con le sue ferite, la sua voglia di andare avanti, non una qualunque città statunitense. La crepuscolare fotografia di David Tattersall le rende piena giustizia.

 

 

Libri: I.N.R.I.

Michael Moorcock, I.N.R.I.(Behold The Man, 1969) -FANTASCIENZA - Mondadori - Urania Collezione - 2011 -traduttore: Tebaldo del Tànaro - pagine 188 - prezzo5,50 euro - giudizio: eccellente

Se c'è un romanzo da andare a recuperare con velocità è I.N.R.I. (Behold the Man) diMichael Moorcock. Non fosse altro perché, essendo inserito nella collana Urania Collezione, della quale è il volume numero 102, del mese di luglio 2011, manca poco che sparisca dalle edicole.

 

Andiamo con ordine.

Non dovrei raccontarvi qui chi sia Michael Moorcock, non è scopo di una recensione, ma non spendere qualche riga per un autentico Maestro non è possibile. A beneficio di coloro che non avessero ancora letto nulla di questo grande scrittore inglese vi rimando a un articolo di Luca A. Volpino, che pubblicai su FantasyMagazine nell'occasione della venuta dello scrittore in Italia, ospite di Lucca Comics & Games 2009 (/approfondimenti/11005/), e all'intervista che mi rilasciò in quella occasione (/interviste/11189/), insieme a Salvatore Proietti, poi pubblicata pure su ROBOT.

Obiettivamente non pensiamo che da soli siano sufficienti, non ho tale pretesa, ma rappresentano un punto di partenza. Andrebbe sicuramente letta l'opera del Maestro, di cui però in Italia c'è veramente molto poco in questo momento di disponibile. Riuscire a spiegare in poche righe quanto la sua opera sia stata fondamentale per la letteratura, fantastica e non, sia come scrittore che come curatore della rivista New Worlds, è impossibile. Nel volume presente in edicola sono presenti sia un valido articolo introduttivo di Giuseppe Lippi che una cronologia a cura di Andrea Vaccaro. Se poi masticate l'inglese è imprescindibile la lettura del sito ufficiale dello scrittore www.multiverse.org/.

 

Nell'attesa che altro venga riproposto del maestro londinese, concentriamoci su questo romanzo, un testo che non si può non leggere.

Quella che leggerete è la versione lunga, edita nel 1969, della novelette che fu pubblicata su New Worlds nel 1966, e che vinse il premio Nebula nel 1967. In Italia sono arrivate entrambe le versioni; quella lunga, con il titolo attuale, edita da MEB Edizioni nel 1976 e quella breve, tradotta da Gloria Tartari e pubblicata dalla Perseo Libri, con il titolo Ecce Homo, nel marzo 1985 sulla rivista Nova SF*.

L'acronimo con il quale è stato tradotto il suo titolo originale Behold the Man, che è la traduzione in inglese della frase di Ponzio Pilato Ecce Homo (Vangelo secondo Giovanni 19, 5), ha una origine ben nota: significaIesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ossia Gesù Nazareno Re dei Giudei(Vangelo secondo Giovanni 19, 19) e, come riportato dai Vangeli, era il cartello apposto alla croce di Gesù Cristo, che indicava il motivo dell'esecuzione secondo l'uso romano.

A questo punto va da sé che il titolo è un autentico spoiler di quanto accadrà nel romanzo. Ma va ricordato che non sempre è importante il finale, bensì come ci si arriva. La tragedia annunciata è un meccanismo narrativo ben consolidato. Lo spettatore e il lettore seguono l'ineluttabile cammino del protagonista verso il suo destino conoscendone il punto di arrivo. Non è scopo della tragedia sorprendere il lettore con un finale imprevedibile, bensì quello di fare riflettere durante il compimento dell'arco narrativo. Non è importante il punto di arrivo, ma il viaggio compiuto e conoscere e comprendere perché un destino si compie.

 

Quella di Karl Glogauer è poi una forma estrema di viaggio, addirittura su di un prototipo di macchina del tempo, il cui obiettivo è identificato sin dall'incipit. Egli sbarca drammaticamente nel 28 d.C. in Palestina; un'epoca nella quale nessuno ancora contava gli anni avendo come riferimento la nascita di Gesù Cristo.

Il suo scopo è conoscere il Messia, seguirne la predicazione e la morte sulla croce, per avere una conferma delle sue tesi in materia religiosa.

Dall'arrivo nel passato all'epilogo della vicenda, Michael Moorcock ci conduce non solo in un affascinante ipotesi su come possa nascere un mito, ma anche dentro la psiche di un uomo, Karl, la cui vita è stata influenzata da gravi eventi e turbamenti, che cercando una soluzione ai suoi conflitti interni si troverà coinvolto in un destino di conflitti più grandi e devastanti che lo sovrasterà, inesorabile.

Karl Glogauer è a tutti gli effetti un proto Campione Eterno, anticipatore di molte tematiche che ricorreranno sia nelle produzione fantascientifica che, e in modo ancora più compiuto, nella fantasy.

Se quindi I.N.R.I. non ha ancora ben sviluppato molte tematiche, è tuttavia un romanzo che ha tanto da insegnarci e da non poter essere definito meno che un capolavoro.

Si può non condividere ciò che emerge dalla vicenda sulla figura di Cristo o ciò che i personaggi esprimono in merito alla religione in generale, ma un valore oggettivo del romanzo è la grande capacità dell'autore di raccontare una storia senza fronzoli, senza episodi e digressioni ridondanti, con la sola forza degli eventi, senza pesanti intromissioni del narratore, che c'è, ma non si vede.

 

Non mi interessa, lo dico chiaramente, entrare nel dibattito sulla presunta blasfemia del romanzo.

E' una storia che si appoggia su un'altra storia, su altri personaggi, dei quali estrapola delle caratteristiche e altre ne inventa.

Il Giovanni Battista e gli Esseni, così come Gesù, Giuseppe e Maria del romanzo non sono quelli di cui ci parlano i Vangeli.

Non è un tentativo di rivelarci verità da sostituire alle credenze bensì una operazione che, mediante l'uso di personaggi e vicende storiche, persegue altri obiettivi narrativi che coinvolgono essenzialmente il protagonista del romanzo e la percezione del suo ruolo in un disegno complessivo.

Moorcock non pretende di dirci chi era veramente il Cristo, ma solo di raccontarci la storia di Karl Glogauer, anche mediante l'uso di efficaci flash back, o dovrei dire fast forward, dato che il destino del protagonista si compie nel passato.

Se Moorcock poteva usare altri personaggi storici anziché personaggi considerati "sacri" dipende molto anche del contesto in cui un romanzo viene scritto e dalla storia personale dello scrittore. Anche un non credente può essere affascinato dalla valenza dei personaggi di Bibbia e Vangeli e dalla potenza narrativa delle storie che questi libri raccontano, tanto da appoggiarsi alla loro valenza archetipica.

 

Narrazione allo stato puro insomma, nella quale sono i personaggi e la vicenda a costruire il "messaggio", non l'esatto contrario. Non saggistica mascherata da romanzo, bensì una storia in grado di far scattare ragionamenti e riflessioni che vanno oltre la mera fruizione di un racconto, che rimane godibile e scorrevole, tanto che il libro si legge veramente tutto di un fiato. La relativamente ridotta foliazione è poi un'autentica lezione per chi è convinto che una buona storia necessiti per forza di 800 pagine per essere raccontata.

Da non perdere.

Recensione pubblicata anche su FantasyMagazine.

 

 

 

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