Emanuele Manco

Scritti, impressioni, opinioni.

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Serie TV: Heroes

Recensioni - Serie TV

HEROES
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Prodotto da Tim Kring


Di supereroi ormai il cinema è pieno. Negli ultimi anni abbiamo visto parecchi film superoistici, tratti dai più famosi fumetti Marvel e/o DC.
Di Spiderman ho parlato proprio in questo blog. E nelle sale in questo momento il più debole Fantastici Quattro vs Silver Surfer, del quale magari parlerò unaltra volta. Stavolta invece voglio parlarvi di una serie che è ancora inedita in italia, trasmessa da poco dalla NBC, negli Stati Uniti. La serie in questione, "Heroes", è un esempio di ottima coniugazione del tema "supereroi". Non pensiate che la serie tratti di uomini o donne in calzamaglia. Lapproccio è realistico. Cosa succederebbe nel mondo reale se ci fossero persone dotate di superpoteri? Sarebbero capaci di influenzare il destino del mondo? E verso quale direzione? La serie è comunque un sentito omaggio al mondo dei comics. Tra i produttori esecutivi cè un autore di fumetti Jeph Loeb. E in vari episodi ci sono parecchi inside jokes, come il cameo di Stan "Sorridente" Lee, ossia uno degli artefici delluniverso marvel, oppure due poliziotti che si chiamano Alonso e Quesada (altri autori di fumetti) e un riparatore di spade chiamato Claremont, fino ad un palazzo chiamato sontuosamente Kirby Building. La vicenda è complessa. Le storie apparentemente separata di questi superumani e degli umani "normali" coinvolti, si intrecceranno in un turbinio di complotti, doppi giochi, colpi di scena e sequenze mozzafiato. Il cast è ben assortito e il budget è alto, come si conviene a una serie trasmessa da un network come la NBC. Mi sono divertito molto nel seguire le vicende della prima stagione, che ha un suo coerente svolgimento, merito di una sceneggiatura che ha il pregio di riuscire a chiudere in maniera molto logica i vari enigmi. Scongiurato, secondo me, leffetto "LOST", per cui in alcune puntate cè solo il vuoto che riempe 45 minuti di nulla. La serie ha una sua logica conclusione, ha qualche punto aperto, ma questi sono basi di appoggio per future stagioni che ci vogliono assolutamente, e non lasciano lamaro in bocca. In effetti il classico "cliffhanger" finale, è basato sul prologo alla seconda stagione e non sullepilogo della prima. In italia questa serie arriverà su Italia 1. Sinceramente temo per il doppiaggio, nonchè per la censura. La serie non è violentissima, ma alcune scene non sfuggiranno ai bacchettoni censori nostrani. Inoltre ho paura che i dialoghi tra il personaggio Hiro e il suo amico Ando, che nelloriginale sono in giapponese sottotitolato inglese, vengano doppiati in italiano, perchè magari qualcuno ci prende per cretini. La scelta di fare parlare i personaggi in giapponese, in mezzo a personaggi che parlano in inglese ha una straordinaria coerenza e veridicità.

Recensione pubblicata anche su Pordemovie


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Libri: Dalla parte del torto

Chi mi conosce sa che premio sempre il coraggio di chi si espone. Uno scrittore/scrittrice esordiente o quasi, merita in ogni caso il mio rispetto. Labnegazione necessaria per sottrarre del tempo al proprio risicato tempo libero, bucciarelli_parte torto140non ha prezzo. Questo a prescindere dai risultati. In questo caso non farò eccezione. Ho molte riserve su questo romanzo. Ma anche molte speranze sul futuro dellautrice. Cominciamo con le riserve. "Dalla parte del torto" è un giallo di ambientazione milanese. Un giallo poco convincente e logico proprio dal versante del genere. Il meccanismo a incastro, tipico del giallo ben congegnato, qui appare parecchio inceppato. La trama propriamente detta va avanti a singhiozzi e a salti logici che si si stentano a seguire. Gli investigatori, un bizzarro pool di dilettanti, con a capo una ispettore di polizia, sono figure appena abbozzate. Tranne forse quella della copywriter Inga. E non ci sono che pochi ragionamenti logico-deduttivi che portano alla soluzione. Ma è pur vero che sono molti a usare la "gabbia" del genere, per poi raccontare qualcosaltro.
Ed è questo il caso. Questo romanzo non parla in realtà di delitti. Si parla e molto, della protagonista nascosta del romanzo. Ossia la città di Milano. Quello che traspare in filigrana è quindi un ironico saggio sugli ultimi residui della "milano da bere", sulla milano dellarte, delle incomprensibili avanguardie, delle provocazioni fini a se stesse. Tic e manie meneghine sono ben esposti dalla brillante autrice. Il clima di generale ironia ci fa perdonare qualche neologismo in eccesso e luso di un vocabolario un po inventato, che ho scoperto fare parte del lessico familiare dellautrice. I dialoghi poi sono svolti in modo interessante. Molto realistici e chi legge riesce veramente a capire chi parla senza che venga sempre e comunque specificato.
Il mestiere di romanziere è duro. Elisabetta Bucciarelli sembra essere comunque sulla via per impararlo. Non è una novellina della scrittura, solo del romanzo, nel quale è alla seconda prova. Attendo fiducioso le prossime prove dellautrice, quando allestro si aggiungerà la pratica.


DALLA PARTE DEL TORTO
di Elisabetta Bucciarelli
Editore : Mursia
Pagine 408 - Euro 17,00 - Codice 23685S - EAN 978 88-425-3809-7

Recensione pubblicata anche sul leggio

Libri: Dalla parte del torto

Chi mi conosce sa che premio sempre il coraggio di chi si espone. Uno scrittore/scrittrice esordiente o quasi, merita in ogni caso il mio rispetto. L'abnegazione necessaria per sottrarre del tempo al proprio risicato tempo libero, non ha prezzo. Questo a prescindere dai risultati. In questo caso non farò eccezione. Ho molte riserve su questo romanzo. Ma anche molte speranze sul futuro dell'autrice. Cominciamo con le riserve. "Dalla parte del torto" è un giallo di ambientazione milanese. Un giallo poco convincente e logico proprio dal versante del genere. Il meccanismo a incastro, tipico del giallo ben congegnato, qui appare parecchio inceppato. La trama propriamente detta va avanti a singhiozzi e a salti logici che si si stentano a seguire. Gli investigatori, un bizzarro pool di dilettanti, con a capo una ispettrice di polizia, sono figure appena abbozzate. E non ci sono pochi ragionamenti logico-deduttivi che portano alla soluzione. Ma è pur vero che sono molti a usare la "gabbia" del genere, per poi raccontare qualcos'altro.
Ed è questo il caso. Questo romanzo non parla in realtà di delitti. Si parla e molto, della protagonista nascosta del romanzo. Ossia la città di Milano. Quello che traspare in filigrana è quindi un ironico saggio sugli ultimi residui della "milano da bere", sulla milano dell'arte, delle incomprensibili avanguardie, delle provocazioni fini a se stesse.

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