Dopo Il Cavaliere Oscuro, secondo film della trilogia di Christopher Nolan, le aspettative per questo terzo e conclusivo capitolo erano e sono altissime. La struttura narrativa del film rischia inevitabilmente di fare mettere a confronto l'ultimo film con il precedente, ma preferirei evitare.
Il progetto di Nolan è però chiaro. Quella che ha messo in scena è una tragedia in tre atti, con vari temi affrontati, dalla vendetta alla profonda differenza tra legge e giustizia, passando per il racconto della tragedia umana di Bruce Wayne, che indossa la maschera del giustiziere per espiare il senso di colpa dovuto alla morte dei genitori, dei quali si rende responsabile. Il terzo capitolo aggiunge altri temi a questo racconto, che è casualmente interpretato da personaggi che si chiamano come quelli del fumetto Batman.
Come un bambino che prende le sue action figures e fa interpretare loro delle storie, Nolan non ha narrato una precisa storia tratta dalla lunga vita editoriale del personaggio, ma oltre ad avere usato come maschere i vari personaggi, ha anche attinto ad alcuni di quei momenti per il racconto. Da Year One a The Dark Knight Rises fino a Knightfall (gioco di parole che indica sia la “caduta del cavaliere” ma anche data la pronuncia inglese “il calare della notte”).
Sono passati otto anni dagli eventi del secondo film. La grande bugia concordata da Batman e James Gordon (Gary Oldman) ha consentito alla città di sfuggire alla morsa del crimine organizzato, consentendo un periodo di prosperità senza pari. La commemorazione del giorno della morte di Harvey Dent è addirittura una festa per la città, che ricorda con devozione il suo più grande eroe, e con disprezzo colui che ritiene il suo assassino: Batman.
Gordon nasconde tutto il peso di quella verità, che vorrebbe rivelare al mondo. Nonostante la sua promozione a Commissario, è stato abbandonato dalla famigla, ed è sempre a un passo dal fare la grande rivelazione, che ha scritto di suo pugno, in una lettera che nessuno dovrebbe leggere mai.
Bruce Wayne (Christian Bale) dal canto suo dopo aver abbandonato la maschera di Batman, si è rinchiuso nel suo dolore per la perdita dell'amata Rachel, e vive in una zoppicante misantropia in una ala della Villa Wayne, senza vedere nessuno tranne la servitù.
In realtà nell'apparente pace di Gotham se tante sembrano le luci, i fasti e i sorrisi, molte sono le ombre. Molti si sono adagiati sugli allori, godendosi troppo il momento di pace. Le Wayne Enterprises stanno colando a picco per investimenti sbagliati e l'apparizione della ladra Selina Kyle (Anne Hataway, mai chiamata Catwoman in tutto il film), che deruba come un pivello il bolso Bruce Wayne della collana della madre e delle sue impronte digitiali, sembra essere l'inizio di un complotto che ha lo scopo di metterlo in ginocchio.
A manovrare contro Gotham è il cattivo annunciato, ossia Bane (Tom Hardy), che cerca di dissimulare i suoi propositi nichilisti con risibili motivazioni, come l'indignazione dei poveri nei confronti dell'alta finanza. In realtà è un delinquente, bravo a menare le mani, che recita come un pupazzo dei dialoghi improbabili. Probabilmente è un effetto voluto, visto che non solo Bane dietro la sua facciata da Masaniello d'oltreoceano ha un piano criminale, ma ha anche un burattinaio dietro le quinte.
Due topoi classici della narrazione supereoistica come la “fall from grace” del protagonista, e l'”attacco alla città”, si mescolano quindi in una trama densa, pure troppo, nella quale non mancano scene da puro orgasmo nerd, come l'apparizione del Batwing, che rubano la scena a una Catwoman che vorrebbe essere erotica, ma che ha il volto della amica carina, della quale in teoria sei innamorato, ma alla quale alla fine non hai mai dichiarato il tuo sentimento, perché in fondo non ti piaceva abbastanza.
Tra confronti anche e soprattutto verbali (non è che poi i cazzottoni siano così tanti nel film), inseguimenti, esplosioni e situazioni di pericolo gli oltre 160 minuti del film scorrono. Quello che manca è il “prestige” a cui ci ha abituato (dovrei dire viziato) Nolan, quell'improvviso ribaltamento di prospettive, quel momento in cui ti rendi conto che pensavi di avere capito tutto e invece non avevi capito niente. Trama e personaggi seguono l'arco narrativo intuito all'origine, fino alla fine. Non credo di avere avuto particolari intuizioni a capire dopo un paio di battute il ruolo nella vicenda del poliziotto Blake (Joseph Gordon-Levitt) o della miliardaria Miranda (Marion Cotillard). Ho la netta sensazione che Nolan urli allo spettatore il destino dei personaggio, come un antico tragediografo greco, il cui scopo non è sorprenderci con un colpo di scena, ma ammaliarci con il racconto di come la tragedia si compie.
Il declino economico delle Industrie Wayne che coincide con il declino morale della città è uno degli argomenti del film. L'orfanotrofio non ha più le necessarie sovvenzioni, pertanto i fondi che dovrebbero aiutare gli orfani, una volta raggiunti i sedici anni, ad inserirsi nel mondo, sono esauriti, così gli ex bambini diventano ladri, unendosi all'esercito sotterraneo di Bane, o poliziotti, come il giovane Blake, che però conserva ancora una certa ingenuità fanciullesca. E questo rimanda a un altro argomento che sembra stare a cuore a Nolan.
Sono infatti i più “innocenti” a venerare il mito di Batman, e sono gli innocenti, udite udite, ad avere capito, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, chi sia veramente. Curioso il fatto che solo bambini e cattivi comprendano una verità così ovvia, avvalorata tra l'altro dalla contemporanea sparizione dalla scena pubblica di Batman e Wayne.
D'altra parte sarà in un altro momento cruciale del film che proprio attingendo alla parte più fanciullesca della sua anima che Wayne comincerà la sua risalita (non solo metaforica!), che lo metterà poi nelle condizioni di affrontare e sconfiggere i suoi demoni e i suoi avversari.
Sembra quindi che Nolan accosti, anche a costo di rimanere nello stereotipo, l'infanzia all'innocenza. E come un bambino sembra che Nolan adori i poliziotti, visto che anche loro vivono nel mito di Batman tanto quanto gli infanti. Tanto che sono riluttanti a buttarsi al suo inseguimento e lo fanno solo per ubbidire agli ordini dei superiori.
Bambini innocenti e poliziotti buoni che mangiano ciambelle. È questa l'America di Nolan? La bandiera statunitense strappata sventola in alcuni momenti cupi, ma è ancora per il regista londinese un simbolo di speranza? Forse no, visto che questi innocenti subiranno il peggiore dei pericoli proprio da quell'esercito che dovrebbe proteggerli.
Si perché comunque Nolan buttà lì, urlato e sottolineato, un altro interessante tema, che poi si ricollega alla contrapposizione giustizia-legge. Le organizzazioni sono un vincolo o un aiuto?
La risposta non è univoca. Gordon è uomo di organizzazioni, non un solitario. Ma altri personaggi, e non solo Batman, sentono che il muoversi in gruppo li lega, anche se poi hanno bisogno di alleati. Il tema è interessante peccato Nolan lo svolga in modo didascalico.
D'altra parte non ci sono intenzioni sottili nel film. Sottotesti in filigrana. Anche gli argomenti che evidenzio hanno lo scopo di caratterizzare i personaggi, l'ambientazione, e di fornire spunti per la costruzione di una storia che più che con il secondo film, ha molto in comune con il primo, visto che ne riprende in modo deciso parecchi fili pendenti.
Il fronte della coerenza narrativa scricchiola un po' in alcuni punti, e spero che non sia dovuto all'orribile doppiaggio, perché francamente la spiegazione di come uno dei personaggi ha capito che Batman Wayne siano la stessa persona è tirata per i capelli.
La perizia tecnica, la fotografia e il montaggio rendono tecnicamente il film una festa per gli occhi e se dimentichiamo la significatività e la universalità del secondo episodio, riusciamo a incasellare questo film nel suo giusto posto, ossia un buon prodotto di genere, il cui ritmo non annoia, da vedere assolutamente in sale cinematografiche tecnicamente all'avanguardia.
Archiviata questa trilogia, che contiene al suo interno uno dei film più belli della storia del cinema, Nolan potrà ritrovare lo stato di grazia che ha avuto anche in Memento, Inception o The Prestige. Per il capolavoro ci saranno altre occasioni.