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Antiracket e antiusura: formazione all'università per i volontari

Partono il 18 gennaio i seminari di formazione della Fondazione Paulus in collaborazione con il Suor Orsola Benincasa.

 

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I volontari dell'associazione Paulus



La Fondazione Paulus in collaborazione con Sos Impresa - Rete per la Legalità e la collaborazione scientifica delle cattedre di Criminologia e Storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d?Italia dell?Università Suor Orsola Benincasa organizza un percorso di formazione rivolto ai nuovi volontari degli sportelli di prevenzione e contrasto all?usura e al racket. Oltre alle lezioni teoriche sono previsti anche dei laboratori esperienziali. Si inizia a gennaio e il corso prevede otto incontri di due ore.

Programma: presentazione della Fondazione Paulus e di Sos Impresa ? Rete per la Legalità; Nuove povertà, il disagio sociale; L?usura ed il racket delle estorsioni; Reinserimento sociale delle vittime di usura; Riservatezza e privacy nei rapporti con gli utenti degli sportelli; Sicurezza personale e collettiva; Sportelli di ascolto e associazioni antiusura e antiracket; Aspetti psicologici; Laboratori.
La modalità di lavoro è teorico-pratica e implica il coinvolgimento diretto dei partecipanti. Importante sarà dare la possibilità ai volontari di diventare un gruppo, creare un buon clima di equipe e poter contribuire ognuno con le proprie risorse al progetto di sportello.

L?obiettivo è formare volontari che per gli sportelli di ascolto antiracket e antiusura. E inoltre, intervenire sulla cultura dell?uso responsabile del denaro, nella sua gestione e nella considerazione che l?individuo ha dello stesso. L?idea vede la Chiesa e le agenzie ad essa vicina, attiva nell?assolvere completamente il suo diritto/dovere di informare ed educare le nuove generazioni, non correndo il rischio di ignorare il problema dell?educazione all?uso responsabile del denaro, poiché questo problema è un punto di notevole interesse pedagogico.

Il suo aspetto preventivo può essere considerato un progetto educativo generale di promozione dello sviluppo della personalità e di sostegno alla stessa, dove ci sia necessità d?aiutare e accompagnare persone e famiglie, nel correggere se stessi, aiutando ad evitare comportamenti sbagliati e pericolosi, per acquisire una saggezza che permetta una vita serena.

Il primo incontro si terrà sabato 18 gennaio (ore 10 al Villaggio del Fanciullo, via Campi Flegrei 12, Pozzuoli (Napoli). I successivi incontri si terranno sia al Villaggio del Fanciullo che al Suor Orsola Benincasa, in via Suor Orsola 10, Napoli.

Tra i docenti: gli studiosi di fenomeni criminali Silvio Lugnano, Isaia Sales e Marcello Ravveduto, Luigi Cuomo (presidente Fondazione Paulus e Coordinatore Nazionale di Sos Impresa), Domenica Centola (legale e direttore Fondazione Paulus), don Gennaro Pagano (psicologo), Ciro Grassini (sociologo).

La Fondazione Paulus è un ente senza finalità di lucro, promosso e fondato da monsignor Gennaro Pascarella Vescovo di Pozzuoli e costituito il 29 dicembre 2010. La Fondazione rappresenta la naturale evoluzione delle attività del Progetto ?Liberi? promosso e diretto dalla Caritas Diocesana.

La Fondazione fonda la sua attività sul volontariato ed ha lo scopo, nel solo ambito della Provincia di Napoli, di assistere e sostenere chiunque versi in stato di bisogno, per rendere operante nel sociale il principio cristiano della ?solidarietà che è il nome nuovo della carità evangelica? (art. 4 Statuto)Riconoscimenti. Persona Identificativa (Asf/Cam/46 del 15 dicembre 2011) dell?Elenco delle associazioni e delle fondazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno del?usura presso il Ministero dell?Economia e delle Finanze. Numero 272 del Registro delle Persone Giuridiche della Regione Campania (Dec. Dirigenziale n. 32 dell?1 aprile 2011). Elenco delle associazioni e delle fondazioni antiracket e antiusura della Prefettura di Napoli al nr. 21 del 2 gennaio 2012.

Per maggiori informazioni e per scaricare la scheda di adesione: www.fondazionepaulus.wordpress.com

Contatti: (tel.) 081.5269168; (fax) 081.19726564. La sede della fondazione è in via Fasano n. 9 80078 Pozzuoli (Na)

Film: Cose Nostre - Malavita

Titolo originale: Malavita (The Family) - Cast: Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Dianna Agron, John D’Leo. Prodotto da Virginie Besson-Silla. Produttore esecutivo Martin Scorsese. Sceneggiatura di Luc Besson e Michael Caleo (dall'omonimo romanzo di Tonino Benacquista edito da Ponte alle Grazie). Regia di Luc Besson. Distribuito da Eagle Pictures - 111'

Cose nostre - MalavitaSe c'è un seguito ideale di “The Good Fellas” (“Quei Bravi Ragazzi”) di Martin Scorsese è proprio “Malavita” (mi perdonerete se ometto l'orribile aggiunta italiana al titolo originale) di Luc Besson.
I collegamenti tra il film di Luc Besson e quello di Scorsese (qui produttore esecutivo) sono parecchi.
Come il film di Scorsese “Malavita” è tratto da un romanzo, omonimo, scritto da Tonino Benacquista, il quale nel libro ringrazia all'inizio Nicholas Pileggi, l'autore di “Il delitto paga bene” libro che è una delle fonti al quale Scorsese ha attinto per il suo film, ispirato anche alla vita del pentito Henry Hill.
In effetti domandarsi “cosa accade ai pentiti nella loro nuova vita” non è affatto peregrino.
L'incipit per esempio, in perfetto e teso stile thriller mostra subito quello che succede quando la protezione viene meno.
Poi assistiamo al viaggio notturno dell'italo americano Fred Blake (Robert De Niro), insieme a sua moglie Maggie (Michelle Pfeiffer) e i loro figli Belle (Dianna Agron) e Warren (John D’Leo) verso la loro nuova casa in una minuscola località francese della Normandia, Cholong-sur-Avre (del tutto immaginaria). Qualcosa non va sin da subito. Perché la famiglia arriva di notte, di nascosto? Scopriremo subito che si tratta della famiglia di un pentito di Mafia, i cui componenti non riescono però a tenere quel basso profilo consigliato dall'FBI, e in particolare l'agente Tom Quintiliani (Tommy Lee Jones) che comanda la squadra che ha il compito di tenerli al sicuro.

È possibile che una famiglia chiaramente statunitense fino al midollo possa passare inosservata in un paese della provincia francese, dove il pregiudizio sugli “americani” è maggiore che nelle grandi città? Se poi i suoi componenti non fanno altro che mettersi nei guai, incendiando supermercati (la moglie), gestendo racket a scuola (il figlio Warren) e seducendo giovani professori (Belle) è chiaro che la convivenza con gli abitanti locali diventa problematica.
Così la difficoltà di adattarsi all'ennesimo cambiamento, i problemi dello scontro di mentalità, si aggiungono al problema sostanziale di tutti i componenti della famiglia: non sono abituati a risolvere le cose nella maniera delle persone “civili”.
Un idraulico cerca di imbrogliare papà Fred? Botte da orbi. Una ragazza rivale ruba l'astuccio a Belle? Picchiata a sangue. E così via.
Se per una vita sei stato abituato a concepire la violenza come modo di risoluzione dei problemi, puoi davvero cambiare mentalità? Questa sembra essere la domanda centrale del film, come del romanzo.
Fred, il cui vero nome è Giovanni Manzoni, è l'unico dei quattro che non dovrebbe uscire di casa, se non dietro autorizzazione, ma riesce trova un nuovo modo per passare il tempo: scrivere le sue memorie con una vecchia macchina da scrivere trovata tra le cianfrusaglie. La cosa gli attira le attenzioni preoccupate non solo del suo agente di protezione ma anche in alto, negli ambienti politici preoccupati dalle rivelazioni che il libro potrebbe contenere.
Inoltre, nel suo status di “scrittore” Fred viene persino invitato dai paesani a partecipare come ospite d'onore al cineforum locale, dove si proiettano film statunitensi, dando luogo a una esilarante gag di meta-cinema.
Il film partendo dalla black-comedy, a tratti molto divertente, arriverà anche all'action e a quei momenti di violenza esagerata, pieni di sparatorie ed esplosioni varie, a cui ci hanno abituato i film di Besson. Questo perché la Mafia non dimentica e in seguito a circostanze tutte da scoprire, il nucleo familiare, messo a dura prova dallo “scontro culturale” con i francesi, si ricompatterà quando dovrà affrontare un feroce commando di killer mandati dagli USA.
Non ci sono grosse differenze stavolta tra parola scritta e cinema. Nel film sono inventate alcune situazioni che rendono più esplicito, sin dall'incipit, il modo violento di risolvere le controversie di Fred ma, a parte questo, i rapporti familiari, i caratteri dei personaggi e lo scontro culturale sono già dentro il divertente romanzo. E nel libro, come nel film è presente un momento di meta-cinema, c'è un momento di meta-letteratura, nel quale possiamo leggere le memorie che Fred ha scritto.
Quello che emerge con molta chiarezza è la verità o la verosimiglianza di quanto leggiamo o vediamo al cinema.
Atteggiamenti e tic dei mafiosi italo-americani appaiono antropologicamente veritieri forse più nel libro che nel film, dove diventano quasi caricaturali. In realtà però è vero che i film di mafia, dal “Il Padrino” a “Scarface” a “The Good Fellas”, come profezie auto-avveranti, sono stati presi a modello da generazioni di delinquenti, che hanno cominciato ad assumere gli atteggiamenti dei modelli cinematografici. Un travaso che nel film vedrete in modo esplicito.
Robert De Niro non poteva che essere a suo agio nel ruolo, per il quale ha già in repertorio momenti come l'Al Capone di “Gli intoccabili” e appunto il “Jimmy Conway” del già nominato film di Scorsese, senza dimenticare il Sam "Asso" Rothstein di “Casinò”. In questo caso l'aggiunta sono i toni da commedia di “Un boss sotto stress” e “Mi presenti i tuoi?”. Insomma non poteva che essere perfetto per un personaggio scritto pensando a lui. Ma in parte sono tutti, da Michelle Pfeiffer ai due ragazzi, fino a Tommy Lee Jones, granitico ma non troppo. Perfetti i volti dei caratteristi.
Un film da vedere per aggiungere un nuovo capitolo alla ideale storia della Mafia italo-americana raccontata dal cinema.

23 maggio 1992

E' un ricordo fulmineo che mi ha assalito all'improvviso. Ci sarà sicuramente chi ci metterà più enfasi, e saprà usare parole migliori delle mie. Io volevo solo dirvi che non me lo sono dimenticato.

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