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Tag: scienza

Stranimondi Online

Draghi a Stranimondi

Giovedì 24 settembre sarò a Stranimondi Online, per parlare di draghi con Francesca D'Amato, Michele Bellone e Maurizio Carnago.

Di seguito la sinossi ufficiale dell'incontro, che potrete seguire online sulla pagina Facebook o sul canale youtube di Stranimondi.

“I draghi fantasy assomigliano ai draghi veri?” Cosa ne pensa la letteratura scientifica dei draghi della letteratura fantasy? I draghi nel fantasy sono stati generati o creati? I draghi nei libri assomigliano ai draghi veri? Possiamo togliere i draghi dal fantasy e metterli nella fantascienza? Intervengono: Intervengono: Maurizio Carnago, redattore di FantasyMagazine.it e autore di fumetti, Francesca D’Amato, autrice del saggio di prossima pubblicazione “Le migrazioni dei draghi e Michele Bellone, biologo autore del saggio “Incanto”, dedicato agli spunti scientifici nel fantasy e nella fantascienza. Modera Emanuele Manco, autore del saggio “Matematica nerd.

Francesca D'Amato

Francesca D'Amato

Francesca D’Amato ama narrare leggende locali. Le raccoglie, ci gioca e poi le restituisce alla gente in forma di pergamena imbottigliata, di racconto in costume, di gioco o di romanzo. A volte lo fa da sola, a volte con la Corporazione dei bardi, un’associazione di collezionisti di leggende del Lago Maggiore. Dopo aver studiato Scienze Naturali, Francesca D’Amato si è occupata per anni di comunicazione ambientale, lavorando per vari parchi naturali, blog e associazioni di settore. Al momento studia comunicazione non violenta e propone esperimenti di ecologia domestica a tutti gli ospiti della sua casa milanese che volessero sperimentare l’epicureismo sostenibile della decrescita felice. Il suo saggio di prossima pubblicazione si chiama "Le migrazioni dei draghi".

Michele Bellone

Michele Bellone

Michele Bellone è giornalista scientifico e curatore editoriale della saggistica per Codice Edizioni. Ha scritto e scrive per diverse testate nazionali – fra le quali Esquire, Oggiscienza, Le Scienze, Il Tascabile e Wired.it – ed è docente di scienza e narrazione al master in comunicazione della scienza "Franco Prattico" della SISSA di Trieste. Si occupa di divulgazione sia online – su YouTube e Instagram – sia tramite lezioni e conferenze in festival, musei, scuole e università, su temi come informazione, comunicazione, narrazioni, pseudoscienze e fake news. È autore di “Incanto. Storie di draghi, stregoni e scienziati”, dove esplora il rapporto fra scienza e fantastico nella letteratura, nel cinema, nei giochi e nei fumetti. Dal 2020 fa parte della giuria del premio Gioco di Ruolo dell'Anno di Lucca Comics & Games.

Maurizio Carnago

Maurizio Carnago

Maurizio Carnago è appassionato da sempre di storie e affascinato da qualsiasi medium narrativo: libri, cinema, fumetti e videogiochi. Ha sviluppato la propria tesi di laurea dedicando un capitolo proprio alla contaminazione tra stili di narrazione. Ha scritto sceneggiature per fumetti con Tatai Lab, collabora con redazionali in ReNoir Comics e articoli per la rivista FantasyMagazine.it. Oltre a questo si occupa di computer grafica, siti web, applicazioni di realtà virtuale e insegna queste discipline all'Accademia di Belle Arti di Novara.

Emanuele Manco

Emanuele Manco

Emanuele Manco, laureato in matematica, è nato a Palermo e attualmente risiede a Milano. Alterna l'attività di consulente informatico con quella di giornalista pubblicista, saggista, conferenziere e scrittore. Curatore del magazine on line FantasyMagazine.it dal 2009, collabora con Fantascienza.com, Delos SF e il podcast Fantascientificast. Ha pubblicato racconti in varie riviste e antologie e i saggi “Matematica Nerd e “Dieci consigli per scrivere fantascienza. Per Delos Digital ha creato le collane “Urban Fantasy Heroes“ e “Odissea Digital Fantasy.

Parlamento

Parte l’appello #ScienzaInParlamento

Ricercatori chiedono che anche il il Parlamento italiano si doti di un ufficio di scienza e tecnologia. “Più competenze scientifiche e meno fake news” dichiarano.

È stata lanciata ieri 2 aprile 2019 su Change.org la petizione #ScienzaInParlamento, con la quale un gruppo di ricercatori chiede al Parlamento italiano di istituire un ufficio indipendente di consulenza scientifica e tecnologica, già presente in molte altre democrazie.
“Sempre più spesso il Parlamento si trova a deliberare su temi che hanno molto a che fare con scienza e tecnologia: dai vaccini alle cellule staminali, dall’energia all’Intelligenza artificiale. E’ sempre più difficile che, nel proporre una nuova legge, non entrino in gioco competenze di tipo scientifico” dichiarano gli ideatori dell’appello, fra i quali figurano alcuni giovani ricercatori e giornalisti scientifici.
“Se ci guardiamo intorno, molti Paesi hanno da tempo strutture di questo tipo” raccontano i promotori di #ScienzaInParlamento. “Le troviamo in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Austria, Norvegia, Svizzera, Danimarca, e nello stesso parlamento europeo”. Più recentemente paesi come Spagna, Messico e Cile stanno costituendo uffici di documentazione scientifica, mentre negli Stati Uniti il Congresso riavrà presto un servizio di consulenza scientifica dopo anni di inattività.

“La presenza di solide competenze scientifiche anche nel nostro Parlamento, oltre a informare correttamente i politici possibilmente prima di importanti leggi e decisioni, aiuta tutta la società a contrastare più efficacemente il diffondersi di fake news su temi attinenti la salute e la scienza” commenta uno dei primi firmatari dell’appello, il filosofo della scienza Telmo Pievani.

Per il direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia Roberto Cingolani, “sarebbe importante che i ricercatori si adoperino per chiarire le prospettive e i rischi della scienza e delle nuove tecnologie. Ogni  sforzo per rendere fruibili queste informazioni ai decisori va a beneficio della società”.

L’appello è stato ideato da un gruppo di giovani ricercatori italiani emigrati all’estero, che forse proprio per questo hanno colto l’urgenza che anche l’italia si dotasse di un organo indipendente di informazione scientifica. Ai tre promotori Ruggero Bettinardi (Muvraline France, Parigi), Alessandro Allegra (University College London e Harvard Kennedy School), Casimiro Vizzini (Unesco, Parigi) si sono affiancati i giornalisti scientifici Marco Cattaneo (Le Scienze), Luca Carra e Chiara Sabelli (Scienzainrete) e Pietro Greco (BoLive) e personalità del mondo della scienza. Oltre a Roberto Cingolani e Telmo Pievani, hanno sottoscritto l’appello Carlo Rovelli, Marica Branchesi, Francesca Pasinelli, Silvio Garattini, Giuseppe Remuzzi, Carlo Alberto Redi, Nicola Bellomo, Paolo Vineis, Giovanni Boniolo, Maria Luisa Villa, Maria Pia Abbracchio, Patrizia Caraveo, Lucia Votano, Andrea Grignolio,  Guido Silvestri, Antonio Guarino, Piero Genovesi, Paola Bonfante, Maurizio Battino.

Una volta raccolte altre firme, l’appello verrà presentato dai promotori al Parlamento italiano.

E’ possibile aderire all’appello all’indirizzo https://www.change.org/p/appello-scienzainparlamento.

 

Mirror Mirror

Mirror Mirror a Bookcity Milano

Quest'anno sarò a Mirror Mirror, polo tematico dell'edizione 2018 di Bookcity Milano, la manifestazione che da qualche anno anima l'autunno librario del capoluogo lombardo. Quest'anno si terrà dal 15 al 18 novembre.

Mirror Mirror è una serie di eventi esplicitamente dedicati al fantastico.

Sono stato coinvolto, senza tra l'altro che dovesse insistere molto, da Mariana Winch, libraia del Covo della Ladra, in Via Scutari – angolo Via Prinetti.

Darò il mio contributo a due eventi:

Alle 16.30 di venerdì 16 novembre, con Flora Staglianò, terrò alla libreria Covo della Ladra, un incontro dal titolo Osservatori Osservati: Tradurre ed adattare la fantascienza.  Parleremo di cosa differenzia la traduzione di fantascienza rispetto ad altre forme di narrativa.

Alle 16.30 di domenica 18 novembre, a Cascina Turro, Piazzale Governo Provvisorio, 9, parteciperò a un incontro chiamato Il gatto di Schrödinger, nel quadro dei Café Scientifique. Si tratta di incontri dedicati ai collegamenti tra scienza e fantastico, con scrittori e scienziati. A quello di domenica parteciperanno Fernando Palombo (fisico), Patrizia Caraveo (astrofisica), Stefano Sandrelli dell'Osservatorio di Brera, Piero Schiavo Campo (fisico e scrittore). Modera Armando Toscano, responsabile scientifico di Mirror Mirror.

Gli altri eventi

Senza voler essere esauriente e senza voler fare un torto a nessuno, vi segnalo che agli eventi previsti in quei tre giorni parteciperà gente interessante. Cito in ordine sparso l'autore cinese Chen Qiufan, Francesco Verso, Nicoletta Vallorani, Gianni La Corte, Clelia Farris, Edoardo Stoppacciaro, Francesca Caldiani, Alessio Del Debbio, Luca Tarenzi, l'autore fantasy Pierre Bordage, tra i tanti.

E poi ancora laboratori per ragazzi a tema potteriano e letture teatrali serali. Il programma completo lo trovate sul sito ufficiale. In tre giorni di cose da seguire ce ne sono per tutti i gusti.

Tutti i dettagli sui miei eventi li trovate ai seguenti link:

Osservatori Osservati: Tradurre ed adattare la fantascienza

Il gatto di Schrödinger

Ci vediamo lì?

Vision­driven: per guardare al futuro in cui i bit si possono toccare

Raccontando il proprio lavoro, Hiroshi Ishii ricorda le parole di Alan Kay: “Il futuro non è da prevedere, ma da inventare” e aggiunge che il motore dell’invenzione è la visione, un magma che trae la sua forza dall’arte e dalla filosofia.
È proprio la capacità di guardare al futuro e raccogliere stimoli da ambiti apparentemente lontani che caratterizza il lavoro di alcuni innovatori del campo tecnologico e delle human interfaces.

Per prepararsi all’incontro del 23 febbraio con Ishii, il cui tangible future è ispirato dalla collisione tra arte e tecnologia, è  possibile seguire le tappe che ci hanno condotto all’evoluzione vocale, gestuale, tattile e persino neuronale delle interfacce uomo-computer, sempre più presenti e vicine a noi.

L'incontro si terrà il 23 febbraio 2015, alle 19.30 in Mediateca. Ecco il  link per iscriversi.

HIROSHI ISHII
23 :: 02 :: 2015 * 19.30
MEDIATECA SANTA TERESA
VIA DELLA MOSCOVA 28
MILANO

Alan Turing ha cento anni

Alan Turing (23/6/1912 - 7/6/1954)

Un ricordo di uno dei più grandi matematici di tutti i tempi.

Oggi Alan Turing ha 100 anni. No. Non c'è un errore nel tempo verbale. La grandezza dello scienziato è tale che è come se vivesse ancora tra noi. Certo se fosse veramente vivo oggi, avrebbe avuto una lunga e fortunata vita, ma non sarebbe stato impossibile, visto che esistono parecchi ultracentenari.

 

Se non si fosse suicidato il 7 giugno del 1954, mangiando una mela avvelenata, avrebbe potuto essere un coevo di molti dei matematici di oggi. Avrei forse potuto, da giovane studente di matematica, a cavallo degli anni '80 e '90, assistere a qualche conferenza, guardando con ammirazione a un anziano professore di poco più di 75 anni, che aveva cambiato la scienza.

 

Intendiamoci, niente nel mondo scientifico nasce per caso. I semi della grandezza di Turing furono piantati addirittura prima che lui nascesse, quando nel 1900 il matematico tedesco David Hilbert enunciò al Congresso internazionale di matematica di Parigi una lista di problemi che la matematica avrebbe dovuto risolvere entro la fine del ventesimo secolo. Erano ventitré problemi affrontati con la spavalderia di chi era convinto che la scienza aveva tutte le risposte a tutti i possibili problemi, e che per risolverli ci sarebbe voluto solo il tempo necessario.

 

Il secondo della lista si chiamava Entscheidungsproblem, ossia il problema della decisione. Dimostrare che l'insieme degli assiomi dell'aritmetica è consistente, ossia che è possibile teorizzare l'esistenza di una modello formale che, data una congettura matematica, generi tutte le sue dimostrazioni formalmente rigorose, e quindi decidere se si tratta di un teorema, deducibile dagli assiomi del sistema. Nel 1928 non solo non era ancora stato risolto, ma fu definito "il problema principale della logica matematica".

 

In termini di macchine, per come lo affrontò Turing, bisognava comprendere se esistesse un possibile modello di calcolo in grado di risolvere o confutare tale congettura. Era il 1936, e nel frattempo a smantellare qualche certezza era stato Kurt Gödel, che nel 1931 dimostrò che qualsiasi teoria matematica ha verità indimostrabili, il teorema di incompletezza.

 

Nella ricerca di una ulteriore dimostrazione di questo teorema, Church e Turing dimostrarono nel 1936 che il problema di Hilbert non ammetteva soluzione generale, come conseguenza del Teorema di incompletezza di Gödel. Turing dimostrò con la sua macchina quello che è conosciuto come il Teorema della fermata, ossia che non può esistere un programma che possa decidere se un qualsiasi programma si arresti o continui a procedere all'infinito. Da ciò dedussero che esistono problemi indecidibili, per i quali cioè non esiste alcuna procedura in passi finiti, o algoritmo, in grado di dare una risposta in tempo finito su tutte le possibili dimostrazioni del problema. Lo fece teorizzando un modello computazionale chiamato Macchina Simbolica, che passerà alla storia come Macchina di Turing Universale.

 

Il proposito di Hilbert si infrangeva quindi sulla dimostrazione formale che non tutte le congetture intuitivamente vere sono dimostrabili o riconducibili al sistema assiomatico. Non fu il solo ad arrivare a tale tesi in realtà, arrivò quasi in contemporanea con il matematico Alonso Church, che trovò un modello formale di calcolo, chiamato Lambda-calcolo, che aveva le stesse caratteristiche. Il segno che in matematica non ci sono invenzioni, bensì scoperte.

 

I nomi di Turing e Church rimarranno per sempre collegati nella scienza moderna, tanto che si enuncia in teoria della calcolabilità la congettura di Turing-Church come conseguenza dei loro studi, per la quale se un problema è intuitivamente calcolabile, esisterà una macchina di Turing che lo calcola, In altre parole tutte le funzioni calcolabili vengono definite Turing-calcolabili.

 

Questa tesi è uno di quei tanti problemi indecidibili teorizzati da Gödel, perché effettivamente è vero che se abbiamo un problema che conosciamo come calcolabile in modo intuitivo, possiamo costruire una macchina di Turing che riesce a calcolarlo. Pertanto ogni paradigma di calcolo moderno ha un suo equivalente in una macchina di Turing. Per via del problema delle fermata, non siamo invece certi di quando una Macchina di Turing Universale si fermerà. Non è noto al momento alcun formalismo più potente della Macchina di Turing in termini computazionali. Quindi tutto ciò che non è calcolabile dalla Macchina di Turing, non può essere calcolato da qualche altro formalismo a noi noto.

 

Sulla base di questo risultato matematico Max Newman, basandosi sul modello della Macchina di Turing Universale, progettò nel 1944 per gli inglesi la macchina Colossus, che decifrò il codice della macchina Enigma dei tedeschi, mentre nel 1945 Von Neumann progettò l'EDVAC, uno dei primi esempi di calcolatori moderni. E il computer con il quale state leggendo questo articolo, altro non è che una Macchina di Turing.

 

Oggi molti concetti sono acquisiti e il valore di Turing è ormai riconosciuto, ma per comprendere l'ostilità del mondo accademico di allora c'è da capire il contesto. I giovani matematici del congresso del 1900 erano ancora convinti di una visione deterministica della matematica, per la quale tutto sarebbe stato dimostrabile. Nel 1931 il Teorema di Gödel aveva scardinato queste convinzioni e creato seri problemi. Cronache e leggende dell'epoca parlano di minacce di morte a Gödel e di suicidi di alcuni matematici. Pertanto Turing, a 24 anni era nell'età d'oro di ogni matematico, quella più aperta al nuovo, alla scoperta di cose che stavano lì davanti, ma dovevano essere liberate dai preconcetti che le imprigionavano, come figure michelangiolesche prigioniere della pietra.

 

La ricerca di Turing ha avuto anche importanti ricadute nel campo dell'Intelligenza Artificiale. Il test di Turing infatti è un criterio, formulato dallo scienziato britannico e pubblicato nell'articolo Computing machinery and intelligence, apparso nel 1950 sulla rivista Mind, per determinare se una macchina sia in grado di pensare. Riducendo all'osso il concetto, il test consisterebbe in una comunicazione a distanza fra tre soggetti, un umano che interloquisce con una macchina e un altro umano, che vede solo le frasi in un terminale. Se l'umano non riuscisse a distinguere l'altro umano dalla macchina, il test sarebbe superato da quest'ultima. Molto ottimisticamente Turing riteneva che entro il 2000 sarebbe stata realizzata una macchina intelligente, in grado di superare il test. A tutt'oggi il test non è stato superato da alcun calcolatore.

 

Se grande è la figura del matematico, all'epoca insignito dell'Ordine dell'Impero Britannico, e membro della Royal Society, scarsa fu la fortuna dell'uomo. Alan Turing era omosessuale, ed era probabile che non fosse un segreto quando, nel 1952, fu denunciato e processato per omosessualità, dichiarata quasi con candore quando andò a denunciare un giovane amico che, approfittando della sua fiducia, lo aveva derubato.

 

Lo stato di depressione lo portò al suicidio, con una mela al cianuro. Non era un frutto scelto a caso. Tra le passioni di Turing c'era il film Biancaneve, del quale amava canticchiare le canzoni. Il culmine della depressione arrivò dopo lunghi anni nei quali lo scienziato non riuscì mai veramente a risolvere i suoi problemi di relazione, accentuati anche da parecchie stravaganze. Tanti sono i racconti sulle sue bizzarrie: la maniera compulsiva di praticare sport come la corsa, il canottaggio, il tennis e la bicicletta. In bici si racconta che indossasse una maschera antigas durante la stagione dei pollini, mentre a tennis giocava con un impermeabile, sotto il quale era nudo.

 

Era talmente concentrato sulla matematica da non gradire, troncandole bruscamente, le conversazioni che lui definiva "sciocche" ed era quasi sempre trasandato, con barba lunga e sporco.

 

Pur tuttavia nulla può giustificare l'autentica persecuzione di cui fu oggetto, della quale solo nel 2009 il governo inglese ha fatto ammenda sollecitato da una petizione su internet, che ha portato il primo ministro inglese di allora, Gordon Brown a dichiarare: "Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio".

 

Buon compleanno Alan. E grazie di tutto.

Articolo pubblicato in origine su http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/16618/alan-turing-ha-cento-anni/

 

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