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La mossa del Di Maio e del M5S

Faccio l'avvocato del diavolo: la mossa di Luigi Di Maio, candidato a essere indicato come Presidente del Consiglio in un eventuale governo del  Movimento 5 Stelle (di qui in poi M5S), di presentare in anticipo una lista di ministri è coerente con la loro politica e, a livello d'immagine, più vincente che perdente.

In primo luogo perché se vuoi scardinare un sistema tenti innanzitutto di infrangerne le regole, anche quelle non scritte.

D'altra parte gli stanno rimproverando quello che da quando esiste la cosiddetta "II Repubblica" nessuno ha mai fatto. Ossia tentare di presentare al paese una squadra di governo certa, non basata su trattative successive tra segreterie, nelle quali sono i rapporti di forza tra "correnti" e gruppi parlamentari a dettare legge.

Un messaggio chiaro, una volta tanto, dal M5S: "se vinciamo noi sono questi i nostri ministri e ministre". Un messaggio per il quale forse bastava una conferenza stampa probabilmente, più che un gesto irrituale mai compiuto finora. Ma ripeto, questi rituali (formali e sostanziali previsti nella nostra Costituzione tra l'altro) sono proprio il nemico da distruggere dell'anti-politica.

Insomma le critiche sui programmi sono un conto, quelle su azioni di contorno sono altre.  Come non credo che le critiche a Renzi dovessero essere fatte sulla base di una presunta illegittimità costituzionale del suo governo (che era altresì  più che regolare), non credo che sia sulla base di queste le azioni che sia da criticare il M5S, bensì su cosa vorrebbero fare di questo paese nel loro governo, e su cosa significa il loro accanimento contro "le regole del sistema".

La critica in questo caso critica rischia di ritorcersi contro chi la muove, perché a questo punto distoglie l'attenzione dai contenuti e lo fa solo apparire come nemico della chiarezza e della trasparenza verso gli elettori.

Ma la domanda vera è: in questa campagna elettorale, i contenuti reali dove sono?

Non sparate sull'autore

Giusto questa settimana George R.R. Martin, l'autore delle celebri Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ha pubblicato un bel post su sul suo grrm.livejournal.com, intitolato Not A Blog Policy, ricordando che sul suo blog non saranno tollerati commenti non pertinenti.

Il punto è che ormai da qualche anno, qualsiasi cosa si pubblichi su Martin, arrivano i fan arrabbiati che puntano il dito per i romanzi mancanti della saga

Credo che ci siano tanti libri in libreria da leggere nell'attesa, per cui la questione mi sembra di poco conto.

Ritengo che scrivere narrativa non sia assimilabile alla produzione industriale, ma a un artigianato che può avere tempi di realizzazione diversi da persona a persona e da momento a momento. Se siete lettori attenti e competenti credo che lo possiate comprendere.

Altri scrittori hanno prodotto più pagine nello stesso tempo? Leggeteveli e basta.

Questo non per difendere Martin, che si difende abbastanza bene da solo, ma il concetto stesso di produzione letteraria. Essere a disposizione dei lettori non significa esserne schiavi. È interesse dello scrittore dare al lettore la storia che ritiene all'altezza, anche nel rispetto del lettore. Scrittori che pubblicano tanto per pubblicare forse in giro ce ne sono tanti.

E se uno scrittore non scrive quando dorme, quando si prende delle giuste pause dal suo lavoro, perché uno scrittore lavora anche quando non è riuscito a produrre una sola pagina leggibile dopo mille tentativi, fatevene una ragione. Come voi avete diritto a uno svago, a una partita di calcio o a un film, lo ha anche lo scrittore. Non rompetegli le scatole.

 

I Ribelli e l'Impero

C'è stato un momento in cui personaggi come Steve Jobs e Bill Gates erano mitizzati come "ribelli" contro "l'Impero".
Quando Jobs e Wozniak presero un po' di hardware apparentemente messo a caso e assemblarono il primo Apple portarono l'informatica a portata di comuni mortali. Quel computer rra ancora caro l'Apple, ma da allora il Personal Computer è diventato una realtà che poi all'IBM, che era allora "l'Impero" si affrettarono a copiare.

I processori, le schede, le memorie, tutto esisteva, non li hanno inventati loro, ma loro li hanno resi una merce fruibile.
Questo è un fatto. Come è un fatto che prima di MSDOS esistevano Unix (che esiste ancora) e il CP/M e costavano molto più cari.
Il fatto che li ha resi antipatici è che ci hanno fatto una barca di soldi.
I fatti sono innegabili. A fare quelle cose sono stati loro, ma non significa secondo me che ora non scriverei questo post, che non ci sarebbe stato il personal computer. Penso che l'avrebbe assemblato qualcun'altro il primo PC, in un altro modo.

Alan Turing era un genio senza il quale forse l'informatica sarebbe arrivata molto dopo, ma ci saremmo arrivati, ma è stato indubbiamente l'uomo che nel suo momento storico ha permesso il salto concettuale. Jobs no, era un "bravo" imprenditore, con tutto quello che significa questa definizione nel capitalismo.
Jobs dopo essere stato cacciato da Apple fondò la NeXT, ma ha anche fondato la Pixar insieme a Lasseter, e da "ribelli" sono diventati
"impero" visto che sono stati comprati dalla Disney con una operazione che ha consentito a Jobs di diventare l'azionista di maggioranza e ai boss della Pixar, come Lasseter, di diventare i boss della Disney. Insomma immaginatevi uno che riesce a vendervi la sua auto ma rimanerne il guidatore abituale. Una operazione geniale. Due anni fa la Disney, che ha abbracciato il Pixar-style in toto, che si è comprata un ex casa di "ribelli", che era la Marvel, che aveva soppiantato la DC, che era "l'impero". Ma questa è un'altra storia...
Antipatici sono poi diventati Larry Page e Sergey Brin, che ispirandosi all'algoritmo di un italiano, Massimo Marchiori, si sono fatti finanziare la realizzazione di un motore di ricerca, sconfiggendo Altavista, ossia Digital, che era "l'Impero". Ora che hanno fatto i soldi, quelli di Google sono "l'impero".
Zuckenberg l'ha messa in quel posto ai progetti di Gates di impadronirsi della comunicazione privata su internet via Msn. Gates da ribelle, sappiamo tutti come sia diventato il capo del'"impero", ma ora è Zuckenberg a essere a capo di un "impero".

Insomma sono le mitizzazioni a essere pericolose. Nel sistema capitalistico fai le scarpe a chi è prima di te per emergere e, se è il caso, a chi lavora con te. Non esistono buoni e cattivi.

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