E' una storia ad ampio respiro "One Big Union" di Valerio Evangelisti, che narra decenni di lotte sindacali negli Stati Uniti d'America, a cavallo tra la fine del '800 e i primi del '900.

Robert Coates è, all'insaputa anche della sua famiglia, una spia, un investigatore di una agenzia assoldata dagli imprenditori per sabotare dall'interno le lotte sindacali. E' anche un nemico convinto dei sindacati e delle loro rivendicazioni, sia perché, almeno all'inizio, sembra credere al "sogno americano", per cui chiunque abbia lo spirito necessario può emergere, sia perché cercherà proprio in tali organizzazioni il capro espiatorio per alcuni fatti tragici della sua vita, dei quali in realtà è l'unico vero responsabile.

Robert Coates è vile perché non accetta le sue responsabilità, così accecato dalla sua viltà da non comprendere di essere più sfruttato degli sfruttati di cui tradisce la fiducia. Il narratore non ci suggerisce una morale nella parabola dell'esistenza di Coates, ma solo la constatazione della sua mediocrità.

Coates è a tutti gli effetti il testimone di un epoca, che anche il narratore sfrutta biecamente per il suo scopo, raccontare dei fatti storici in modo che la narrazione abbia una struttura più agile e digeribile di quella del saggio propriamente detto.

La realtà è che Valerio Evangelisti trova con questo romanzo un ottimo bilancio tra la narrazione di una storia e il racconto della Storia. Narrare l'esistenza di un tizio qualunque, testimone parziale del suo tempo non limita l'orizzonte e il respiro del romanzo, perché attraverso gli incontri, le relazioni che Coates intraprende con il mondo che lo circonda, la Storia riesce a irrompere nella sua esistenza nonostante egli si possa considerare marginale ad essa.

Coates è uno sfruttato convinto che collaborando sarà un giorno invitato al desco dei padroni, che non si rende conto che questo non avverrà mai, perché altri decidono del suo destino. Forse è troppo convinto, perché ci crede. Altri personaggi, che non sto a svelare per non rivelare colpi di scena della trama, si arricchiscono facendo lo stesso lavoro. Ma se c'è una morale è che questi appartengono alla razza padrona, che non ha ideali, neanche negativi.

Coates non è meno idealista, specularmente, dei leader dei movimenti sindacali, ed è per questo destinato alla sconfitta.

"One Big Union", narrandoci dell'altro ieri, però ci pone seri interrogativi sull'oggi. Quanto è cambiato realmente dall'epoca del romanzo? Quanta gente è convinta ancora oggi di potersi sedere al tavolo del capitalismo, quando invece gli vengono gettati solo gli ossi spolpati?

Non credo che nulla sia cambiato, che sia tutto come allora. Però è strano vedere come, raggiunto l'acme del pieno raggiungimento del diritto alla dignità del lavoratore, gradualmente la parabola abbia cominciato una discesa che sembra farci tornare, nel lungo periodo, ai tempi in cui lavorare 10-12 ore era la normalità, in cui il diritto al riposo era da negoziare e la dignità dell'esistenza opzionale.

La cosa più inquietante è che il potere mediatico dei moderni "padroni del vapore", mira a creare tanti Robert Coates, convinti in buona fede che per "la crisi" devono essere gli ultimi ad essere i primi nei sacrifici.

"One Big Union", di Valerio Evangelisti oltre a intrattenerci con una storia narrata bene, a illuminarci sul passato, deve essere quindi visto anche come controesempio di un futuro che non vogliamo, perché la Storia può ripetersi se non stiamo attenti.

 

Valerio Evangelisti, "One Big Union"

Mondadori Editore - Pag. 442 - 18,50 € - ISBN: 9788852021190