Recensioni, animazione

Ratatouille

Regia di Brad Bird e Jan Pinkava

Remy è un topolino dotato di un olfatto straordinario, superiore a quello già ottimo di un normale ratto,  nonchè dirat talento naturale per la buona cucina. In seguito ad eventi fortuiti, si trova separato dalla sua colonia e approda a Parigi, sede del ristorante fondato dal  suo Chef preferito: il famoso Gusteau. Qui Remy conoscerà con il giovane ed imbranato Linguini, un timido sguattero, che, grazie ai consigli del topo-chef, diventa ben presto famoso tanto quanto il maestro. A frapporsi fra i due e la fama si para il temibile critico gastronomico Antone Ego, responsabile della morte di crepacuore del Maestro Gusteau, in seguito a una pessima recensione.
Ratatouille conferma la mia tesi, ossia che i signori della Pixar abbiano aggiunto qualcosa di più alla Disney. Vediamo se riesco a definire il mio pensiero. La Disney ha avuto sicuramente una età d’oro. Quella dei classici, da Biancaneve a Cenerentola, ad Alice nel Paese delle Meraviglie, fino ad arrivare agli Aristogatti, ma giusto per fare qualche titolo a caso. Poi è seguito un periodo di appannamento, intorno agli anni ’70. Il timido rinascimento è iniziato intorno agli inizi degli anni ’90. Il gobbo di Notre Dame e Pocahontas per esempio sono ormai dei nuovi classici. La Disney, per quanto sia sempre apparsa strutturata come una major, ha invece sempre esplorato nuovi linguaggi e tecniche. Con un dinamismo unico nel mondo del cinema. I suoi film sono classici per famiglie, ma piccoli elementi stravolgono dall’interno gli stilemi narrativi. Sono piccoli particolari tecnici o narrativi. La tecnica di animazione di Biancaneve, la scelta di brani molto atipici di musica classica per Fantasia. Ma anche la partitura jazz degli Aristogatti, il bacio alla francese tra Aladino e Yasmine. Insomma ci sarebbe da scrivere un lungo trattato sulle innovazioni presenti nei film Disney. Chi ha voluto imitare i film Disney è sempre incorso nell’errore di usare stereotipi. Credendo che esista uno “stile Disney”. Secondo me esistono diversi stili Disney, tutti diversi e atipici. I film peggiori sono quelli che credono di individuare uno stile, fanno un film “alla Disney”. Gli ultimi innovatori arrivati alla Disney sono i signori della Pixar. E non solo per la computer grafica. L’aspetto tecnico è solo la punta dell’iceberg. Il contributo della Pixar non è solo tecnico. Sono anche le storie a non essere banali. Anzi, superato ormai lo stupore per la tecnica, se non avesse una buona storia non sarei qui a osannare Ratatouille. Non che la tecnica non sia all’avanguardia. Ma ormai molte limitazioni tecniche sono superate. Dalla resa dei peli, al movimento dell’acqua. La Pixar ha sempre portato avanti la tecnologia un passo avanti. Ma il punto di forza sono le storie. Sin da Toy Story abbiamo assistito a cartoni molto curati nella caratterizzazione dei personaggi. A trame molto solide e ben strutturate. A dialoghi credibili e talvolta geniali. Tutto questo tenendo conto della sospensione dell’incredulità. Senza questa premessa iniziale come potremmo credere alla storia del ratto che volle farsi cuoco? Brad Bird ci conduce a un mondo dove tutto è possibile. Basta avere il talento e la dedizione necessaria, e nessuno ostacolo è insormontabile. Una favola buonista? Forse, ma il finale non è poi così scontato, pur se tutto sommato felice. Il ratto Remi ha un sogno e i mezzi per realizzarlo, ma anche ostacoli in apparenza insormontabili. Una serie di eventi anche fortuiti lo metterà in grado di diventare un cuoco. La sceneggiatura non ha sbavature, non ha elementi trascurati, o per dirla in gergo, “pistole che entrano in scena e non sparano”. Ottimamente tratteggiati i personaggi, sia Linguini, che la sua collega Colette, unica donna in cucina, impegnatissima a farsi largo nel maschilista mondo della ristorazione. Ma anche il resto dei personaggi componenti leterogenea cucina è ottimamente definito, anche da poche e ben azzeccate battute. Così come il cattivo Skinner, per concludere con Anton Ego, che compie una interessante e non banale riflessione proprio sul mondo della critica, applicabile sia alla cucina che al mondo della critica in generale. Ratatouille è quindi questo, una splendida avventura, ottimamente realizzata. Plaudo anche alla scelta caricaturale compiuta nellanimazione degli esseri umani. Molto più più funzionale del motion capture a mio giudizio. In Polar Express sembrava di vedere un film di manichini. Qui tutto è lasciato ancora alla tecnica sopraffina di animatori e intercalatori. E nei titoli di coda i signori della Pixar ci tengono molto a dirlo! Nonostante luso del computer cè una cura artigianale dellanimazione. La sigla finale è in animazione tradizionale, insomma non sono i computer che disegnano qui. I computer, comè giusto che sia, sono solo uno strumento. Siamo quindi alla piena maturità della computer grafica, che ormai non costituisce da sola lunico motivo di interesse per un film. Ma, come dicevo prima, per la Pixar non è mai stato così. Anche il cartone introduttivo, che mostra un rapimento alieno molto sui generis ha dei momenti di puro genio. Così come il trailer del prossimo Wall-e che sembra promettere molto bene.
Ottima e sempre ben scritta la partitura musicale di Micheal Giacchino. Mi era piaciuta molto di più quella di The Incredibles, ma questa, pur senza avere momenti geniali, segue molto bene la vicenda, anche se con meno personalità della precedente. Ma quello che per me è un difetto, per altri può essere un merito. Rimane una partitura di ottimo livello.
Plaudo quindi al genio dei signori della Pixar, che innovano la tecnica, senza dimenticarsi delle buone storie e delle tecniche che danno anima allanimazione.

 

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