Si fa presto a dire scrivere. Quando ho avuto l'idea per Il nemico, avevo in testa solo il concetto generale: "un racconto sull'immigrazione".

Il ricordo che avevo degli eventi collegati alla battaglia di Adrianopoli, in particolare di un podcast di Alessandro Barbero, mi ha portato alla lettura di un saggio dello stesso autore, 9 agosto 378 . Il giorno dei barbari, edito da Laterza, di 248 pagine, disponibile anche in versione Kindle

Scelta l'ambientazione militare, ammetto che per una infarinatura sulle tecniche di combattimento ho trovato utili le agili 168 pagine di Softair. Manuale tattico-sportivo scritto da Fabrizio Bucciarelli ed edito da Edizioni Mediterranee (in versione Kindle). 

Poi mi sono chiesto come si potesse muovere in un ambiente ostile un uomo solo. E leggendo le 254 pagine del volume di Enzo Maolucci e Alberto Salza intitolato Surviving. Istruzioni di sopravvivenza individuale e di gruppo, edito da Hoepli (qui in versione kindle), ho scoperto che molte cose che pensavo sulla sopravvivenza erano false. Ci sono delle priorità che questo saggio mi ha aiutato a mettere nel giusto ordine.

Quando ho pensato alle straordinarie facoltà degli alieni di prevedere le mosse degli umani, mi sono ricordato di aver letto in passato un articolo di Felice Cimatti, Nei neuroni-specchio il riflesso sociale della natura umana. Incontro con Vittorio Gallese, pubblicato su “Il manifesto” del 22 giugno 2005.

Ma per irrobustire la citazione che ho fatto del tema, ovvero per essere certo che quelle poche righe in cui cito i neuroni specchio non dicessero fesserie, ho letto anche le 300 pagine di Il mito dei neuroni specchio,  scritto da Gregory Hickok ed edito da Bollati Boringhieri (anche in versione Kindle).

Avevo bisogno di un vero cattivo nella storia. Un torturatore che scoprisse i dettagli della fisiologia aliena allo scopo di distruggerli. La figura del Dottor Mengele è emersa dai miei ricordi. È cominciata una immersione totale nel tema, anche piuttosto disturbante, con la lettura di testi come: Sono stato l'assistente del Dottor Mengele di Miklós Nyiszli (Delta Edit, 192 pagine); Mengele. L'Angelo Della Morte In Sudamerica, di Jorge Camarasa (Garzanti, 144 pagine); Uno Psicologo Nei Lager, Viktor E. Frankl (Edizioni Ares, 160 pagine); I medici dei lager. Volume 2. Joseph Mengele. L'incarnazione del Male di Philippe Aziz (Res Gestae, 256 pagine).

La rilettura delle 100 pagine di Enemy Mine, storico racconto di Barry Longyear, nella sua versione originale edita da Tor Book (in versione Kindle), mi ha permesso di perfezionare la citazione che volevo inserire. 

Ve lo dico sinceramente, siete in molti ad aver trovato l'analogia, ma a District 9 non ci ho pensato per niente mentre scrivevo il racconto. Non è improbabile che il bel film di Neill Blomkamp si sia inserito in modo subliminale nel racconto, perché è comunque parte del mio immaginario, ma mi piace pensare che abbiamo attinto entrambi a una fonte comune, ovvero alla voglia di creare una metafora su come "il diverso" possa diventare "il nemico" se accolto con odio.

Riepiloghiamo

Ho indicato la quantità delle pagine non a caso. I libri letti sommano 1128 pagine. Ho calcolato a spanne di aver letto, e studiato, oltre due milioni e mezzo di battute (spazi compresi), per distillare i contenuti necessari a documentare, a dare supporto e credibilità, a un racconto di circa 50.000 battute nella sua prima stesura. E potrei anche non esserci riuscito fino in fondo. Il giudizio spetta ai lettori.

Quello che ritengo certo è che scrivere sia un lavoro a perdere. Tante parole ti entrano in testa, tanti concetti anche belli e interessanti. Anche se giustamente non ci sarà spazio per tutte le parole e tutti i concetti nella storia che racconterai, va bene così. La lettura e la successiva scrittura ti hanno arricchito di stimoli che non è detto che non possano tornarti utili in futuro.

Quindi, per favore, non ditemi che siete troppo impegnati a scrivere per leggere, perché non funziona così. Credetemi sulla parola.