Universi paralleli, storia alternativa e intrighi politici sono gli esplosivi ingredienti dell'universo creato dall'artista britannico Bryan Talbot, dalle prime complesse avventure dell'Homo Novus Luther Arkwright al conclusivo Heart of Empire.
In principio erano Le avventure di Luther Arkwright, bellissima storia a fumetti di Bryan Talbot, densa di concetti fantascientifici, così dirompente nella scrittura e nei disegni da meritarsi la reputazione di capolavoro “spartiacque” nella letteratura disegnata. I primi episodi di questa miniserie furono pubblicati nel 1978 sulla rivista di fumetti underground Near Myths e poi sulla rivista pssst! fino al 1982. Talbot poi riprese la storia nel 1987-89 in una serie di 10 albi pubblicati dalla Valkyrie Press. I primi 9 conclusero le vicende del personaggio. Una decima uscita fu dedicata da Talbot a una serie di articoli che ripercorrevano la genesi della storia, il suo percorso creativo ed editoriale nonché importanti informazioni sul background dell’universo narrativo. Successivamente l'intera vicenda venne pubblicata negli Stati Uniti dalla Dark Horse Comics. In Italia il fumetto arrivò in una miniserie di 4 albi, pubblicati dalla Telemaco Comics nel 1993. L’anno scorso la Comma 22 ha ristampato questi albi in volume.
La vicenda si svolgeva sul piano di più universi paralleli e portava in scena la resistenza dei ribelli monarchici al dittatore di un’Inghilterra ucronica, discendente di Cromwell. Il ventesimo secolo britannico di Talbot non conosce il potere della monarchia, decaduto dalla rivoluzione del 1650, in cui gli stessi ideali repubblicani sono ormai degenerati in una feroce dittatura, non dissimile dai totalitarismi del nostro XX secolo. La storia è un’allegoria di tutte quelle finte democrazie che, sotto la parvenza di repubbliche, nascondono regimi dispotici, e unisce due tradizioni fantascientifiche britanniche, le catastrofi ecologiche di John Christopher (Morte dell’erba) e J.G. Ballard con quella distopica, a cui il fumetto dava in quegli anni un contributo fondamentale con Alan Moore e V for Vendetta. Il timore che sostiene Arkwright, nazionalista a suo modo, è che i governanti, una volta preso il potere nel nome del bene comune, nello stesso nome compiano misfatti inenarrabili, autorizzando deportazioni, guerre o genocidi. Paradossale se si pensa che la Gran Bretagna non ha conosciuto il giogo dei totalitarismi del XX Secolo. Ma è una paura ancora forte, se si pensa anche alla fantascienza televisiva, e in particolare alla recente miniserie Torchwood: Children of Earth, dove i rappresentanti di un governo eletto dal popolo decidono con cinismo quali siano i ceti della popolazione “degni” di sopravvivere. Nessun rimpianto comunque per le monarchie. La restaurazione sul trono della dinastia Stuart non porterà una nuova età dell’oro. In questa ucronia gli Stati Uniti rimangono poco più che una colonia inglese. Le guerre coloniali di questo Impero, sopravvissuto fino al nostro secolo non vengono però mascherate come “scontri di civiltà”. Si tratta di pura lotta per il potere fine a se stesso.
All’interno di questo conflitto irrompeva un umano che aveva bruscamente accelerato verso un successivo livello di evoluzione, Luther Arkwright, dotato di facoltà paranormali tra cui il potere di viaggiare attraverso gli universi. Alla fine della saga, come tutti i più valenti guerrieri, anche Luther, stanco e nauseato dal sangue versato, scompariva.
Il fumetto non aveva una trama lineare, e il segno di Talbot, ipernaturalistico e barocco, non lo rendeva di facile lettura. Accettata la sfida, al lettore paziente si apriva un orizzonte sui multiversi di notevole efficacia narrativa, con uno scenario di rara complessità che andava al di là della storia narrata. Che la restaurazione della Monarchia non mettesse la parola fine alle sue vicende, è stato così per lungo tempo l’auspicio di tutti gli appassionati di Arkwright.
Con Cuore dell’Impero Talbot, considerato da molti il padre del fumetto contemporaneo britannico di ispirazione fantastica e fantascientifica, si è deciso a riprendere nel 1999 i fili del discorso a una decina d’anni di distanza dalla fine delle pubblicazioni della prima miniserie, con ulteriori 9 albi mensili pubblicati dalla Dark Horse Comics. In Italia gli albi sono stati raccolti in 2 volumi sempre dalla Comma 22. La Monarchia non ha conosciuto sorte diversa dalla Repubblica che l’ha preceduta, degenerando in una dittatura che si è espansa nel mondo, schiacciandolo sotto il tallone del terrore. La regina Anna, che fu amante di Luther, è ormai una creatura parassita che sopravvive assorbendo energia vitale da occasionali compagni di letto. Ma Victoria, la figlia di Luther, sta iniziando a prendere coscienza della decadenza della casa reale, ormai un impero che ha imposto la Pax Britannica al mondo intero, maturando al contempo anche la consapevolezza della propria natura che supera l’umano, eredità dell’appartenenza di Luther all’Homo Novus. Ed è su di lei che si concentra stavolta l’obiettivo dell’autore.
Victoria infatti scopre gradualmente di possedere poteri ultra umani. Allo stesso tempo prende coscienza degli orrori perpetrati dal regime di cui fa parte suo malgrado. Il risveglio delle coscienza quindi è accompagnato dalla consapevolezza di poter usare i propri poteri per viaggiare tra gli universi e che suo padre, il leggendario Luther Arkwright, è ancora vivo.
Sullo sfondo si svolge l’ennesimo complotto per il potere, del quale fanno parte alcuni esponenti politici vicini alla monarchia, pronti a restaurare l'ennesimo regime “democratico”. Non ci sono innocenti però, o ribelli “buoni”. Alla radice di tutto c’è un orrore indescrivibile che si annida proprio nel “cuore dell’impero” del titolo, una creatura mostruosa il cui legame con i protagonisti è tutto da scoprire.
La pubblicazione originale è stata in albi di lunghezza variabile. La Dark Horse ha dato libertà a Talbot di dividere la storia secondo il flusso narrativo. In effetti la numerazione delle tavole non presenta soluzione di continuità. L’opera quindi si può a tutti gli effetti considerare un romanzo grafico e non una miniserie. Il fitto intreccio di intrighi, di riferimenti storici e di citazioni non sono avulsi da una cosmogonia fantascientifica, che è dettagliatamente spiegata nelle appendici testuali del secondo volume.
Se è già complicato immaginare e costruire solidamente un’ucronia ambientata in un solo universo, immaginatevi quanto possa essere complesso concepirne una che abbracci un intero Multiverso! Eppure Talbot immagina un mondo, situato nell’universo 00-00-00, nel quale l’improvvisa accelerazione tecnologica ha prodotto una razza di super umani, detta Homo Novus, che ha una visione più ampia di quanto siano enormi e ramificati gli universi paralleli, al punto di arrogarsi il ruolo del loro controllo. Luther Arkwright è uno di questi guardiani, esseri capaci di muoversi tra i paralleli con la sola forza del pensiero e delle capacità scientifiche acquisite dal parallelo 00-00-00, sotto la supervisione del progetto Valhalla e del supercomputer WOTAN.
Dopo due miniserie è chiaro che Talbot non stia parlando di divinità, ma di esseri umani, la cui tecnologia appare indistinguibile dalla magia solo per effetto dell'accelerazione, il cui punto “zero”, com'è spiegato nel secondo volume dell'edizione Comma 22, nell’articolo “Il Multiverso e Zero Zero”, è situato nel 1882, quando l'umanità del Parallelo 00-00-00 acquisisce la consapevolezza che “Non c'è un universo Infinito, ma un numero infinito di Universi: il Multiverso”. Diretta applicazione delle teorie del matematico Karl Marx. In questo universo la teoria della relatività era stata scoperta nel 1800 e nel 1832 Babbage aveva già realizzato il suo primo calcolatore elettronico. Ma è con Marx e con la sua dimostrazione formale dell'esistenza degli altri universi che nasce il Progetto Valhalla, allo scopo di monitorare gli universi alternativi, battezzati da Talbot semplicemente “Paralleli” e osservare le oscillazioni nelle tendenze storiche. In un mondo pacificato, senza più guerre, fame e malattia come il Parallelo 00-00-00 si comincia a guardare al destino degli altri universi, al fine di monitorare i loro progressi sulla via dell'armonia. Persino la parapsicologia è in questo universo niente di più che una scoperta tecnologica. E' l'applicazione dell'energia psionica che rende possibile il viaggio nei Paralleli. È addirittura possibile per gli uomini di 00-00-00 entrare in contatto empatico con i loro infiniti doppi negli infiniti universi.
L’intreccio complesso di Cuore dell’impero diventa a questo punto quasi lineare rispetto alle possibili varianti che ogni singolo evento può aver creato nei multiversi. Il Parallelo dove si svolge la narrazione principale è il numero 00-72-87, ma altri ne vedremo indicati durante la lettura. Se in Le avventure di Luther Arkwright ci perdevamo spesso e volentieri, la linearità del disegno in questo graphic novel rende più riposante la lettura. Non pensiate che sia meno definito e studiato, tutt’altro. Il tratto è da grandissimo artista, con tavole già molto esplicative nella loro elegante composizione grafica. Anche le parti più sessualmente esplicite, oppure violente e splatter, non sono mai gratuite. La storia quindi scorre fin troppo velocemente visto l’immenso piacere che regala. Non vorremmo finisse mai.Siamo davanti a un vero e proprio kolossal, di impressionante potenza visiva, come solo il fumetto può dare a questi prezzi. È difficile pensare che Hollywood possa impegnare i mezzi economici necessari a mettere in scena un disegno di questa portata con uno spessore narrativo equivalente. Magia della letteratura disegnata, che costa immensamente meno del cinema. È lo stesso Talbot nell'articolo, sempre contenuto nel secondo volume, “Dalla mente alla carta” a spiegare ai lettori la differenza d'approccio rispetto al cinema: “Se nel cinema siamo spettatori passivi, nel fumetto interagiamo con esso, arrivando a ‘leggere’ le immagini. È la nostra immaginazione che completa l’esperienza con suoni, atmosfere e toni di voce nel dialogo. Se è pur vero che leggiamo una vignetta alla volta, è altrettanto vero che inevitabilmente buttiamo l’occhio su tutta la tavola”. Talbot quindi dà molta importanza alla pianificazione della tavola. Se l'esperienza del cinema è già serializzata dalla proiezione, il solo fatto che il nostro sguardo vada sull'intera tavola costruisce una serialità soggettiva, diversa per ogni lettore. Nel fumetto però è possibile avere tante immagini adiacenti, primi piani, piani americani e campi lunghi, non solo nella stessa tavola, ma anche nella stessa vignetta. Sarà il lettore a comporre a suo modo il flusso d'informazioni, rendendo ogni esperienza di lettura unica.
Per la fortuna degli appassionati più insaziabili, il piacere della lettura del fumetto è prolungato dalla dettagliata sezione che chiude il secondo volume presentando sia scritti che ne analizzano in dettaglio il background, le fonti e l’intero processo produttivo, sia le copertine degli albi originali. Oltre ai già citati articoli troviamo una storia inedita di Neil Gaiman e Dave McKean, diretto omaggio a Luther Arkwright. Inoltre è presente una sezione, denominata ARKEOLOGIA che offre una dettagliata serie di note esplicative sui personaggi e le ambientazioni.
Completa la confezione anche vario materiale metatestuale, come manifesti e scritti che sembrano provenire direttamente dall'universo narrativo della vicenda, nonché le copertine dei nove albi della prima pubblicazione. Nel già citato articolo “Dalla mente alla carta” apprendiamo che Talbot accredita tra le sue fonti d’ispirazione Jerry Cornelius di Michael Moorcock, insieme al fumetto ispirato allo stesso personaggio, Il garage ermetico di Moebius, la Saga degli Illuminati di Robert Shea e Robert Anton Wilson, Il signore della svastica di Norman Spinrad, i romanzi di Colin Wilson e i film di Sergio Leone, Nicolas Roeg, Sam Peckinpah, Francis Ford Coppola e Stanley Kubrick.
Per la raccolta del materiale, i sopralluoghi e l’opportuna documentazione e le fasi di realizzazione vera e propria, Talbot ha impiegato ben tre anni per arrivare al prodotto finito. Gliene diamo atto. Sono stati ben spesi.
Articolo pubblicato in origine su www.next-station.org