Attendevo con curiosità questo Ex Machina, film di fantascienza la cui uscita, annunciata per la primavera, è poi slittata a fine luglio, immeritatamente tra gli scarti di fine stagione.
La storia ha un inizio semplice. Il giovane programmatore Caleb (Domhnall Gleeson) viene selezionato per trascorrere una settimana insieme a Nathan (Oscar Isaac), suo capo, ideatore del più potente motore di ricerca su internet, Bluebook.
Quando arriva nella residenza, una casa ipertecnologica, protetta dalla lontananza dalle città e da sistemi di sicurezza al limite della paranoia, a Caleb viene rivelato da Nathan il vero scopo della sua convocazione: effettuare il test di Turing sul suo nuovo progetto, l'intelligenza artificiale AVA, al quale ha dato le fattezze di una bella ragazza (Alicia Vikander).
Il Test di Turing merita a questo punto una parentesi, necessaria a mio giudizio per comprendere il mcguffin del film.
Alan Turing (1912-1954) nel suo articolo , Computing Machinery and Intelligence (Macchine Calcolatrici e Intelligenza), concepì quello che è passato alla storia come il "Test di Turing", da lui definito il “gioco dell’imitazione”.
Il gioco, per come lo descrisse Turing, prevede tre soggetti: un uomo (A), una donna (B) e un soggetto che interroga (C). Quest’ultimo viene chiuso in una stanza, diviso dagli altri due. Il suo scopo è comprendere chi sia l’uomo e chi sia la donna, ponendo delle domande ai due, le cui risposte gli perverranno in forma scritta. Una ulteriore complicazione è che, a insaputa di C, lo scopo di A è quello di ingannare C, mentre quello di B è di aiutarlo.
Il Test di Turing si basa sulla convinzione che una macchina si sostituisca ad A, e nel caso in cui C non si accorgesse di nulla, la macchina dovrebbe essere considerata intelligente, dato che sarebbe indistinguibile da un essere umano.
Secondo Turing da lì a una cinquantina d'anni sarebbe stato possibile concepire una macchina che, qualora interrogata desse risposte indistinguibili da quelle di un essere umano, ma ancora oggi nessun sistema artificiale ha superato il test di Turing per come è formulato, nonostante in alcune circostanze si sia gridato al suo superamento.
La parentesi è importante, perché il primo salto logico il film lo ha quando Nathan spiega a Caleb che sottoporrà Ava a un interrogatorio palese e non sarà invece chiuso in una qualche stanza. A tutti gli effetti il test al quale Caleb sottoporrà Ava sarà una sorta di dialogo tra i due, con la consapevolezza iniziale da parte del giovane di trovarsi davanti a una macchina.
Come giudicarne realmente la indistinguibilità allora? Il regista e sceneggiatore del film Alex Garland (28 giorni dopo, Sunshine, ma anche Dredd e in futuro Halo), si è posto la domanda e la risolve con una spiegazione che inizialmente non ho trovato convincente, e che mi è apparsa come una technobabble.
Nathan è così fiducioso nella sua capacità di progettazione di Ava da volere in pratica alzare la posta. Ossia porre Caleb di fronte a una indagine non sulla capacità di Ava simulare ma di essere, e sulla sua coscienza di sé.
Ora la fantascienza, in soldoni, si basa sulla sospensione dell'incredulità, e molte volte un espediente narrativo serve a rafforzarla. L'ideatore di un mondo fantascientifico fornisce al lettore un supporto logico, basato per esempio sulla tecnologia. Giusto per citare un caso, il motore a curvatura è la tecnologia sulla quale si basa l'universo di Star Trek. Senza accettare implicitamente che quelle tecnologia può esistere in quell'universo narrativo, non c'è patto con il narratore, non c'è sospensione dell'incredulità e non c'è divertimento.
Nel caso di Ex Machina, la debolezza della spiegazione, del salto logico necessario a farci entrare nel mondo fantastico ideato da Garland, rischia di minare alla base la sospensione dell'incredulità.
La direzione che prende la storia successivamente fa pensare che questo senso di disturbo fosse voluto. Un inganno perseguito con consapevolezza da Garland.
Infatti, dopo la conoscenza iniziale tra Caleb e Ava, piano piano scopriremmo che è non tutto come sembra, e il film prenderà una piega da thriller psicologico, giostrato con la dinamica del campo/controcampo, con eleganti movimenti di macchina e illuminazioni. Cinema bello, ben girato, meritevole della visione sul grande schermo.
Quello che scopriremo è che il vero test non è tanto per Ava, quanto per Caleb, che subirà il fascino della macchina, costruita come una bella ragazza non per caso.
Ma la spiegazione sarà così semplice?
Ex Machina infatti non si basa inoltre solo sulle dinamiche tra Nathan, Caleb e Ava, ma altri personaggi scompagineranno il quadro generale. Chi è Kyoko (Sonoya Mizuno), la misteriosa amante, cameriera, geisha di Nathan?
Il risultato sarà di introdurre altri elementi spiazzanti che ci porteranno a un finale tutto sommato atteso, ma che allo stesso tempo sorprenderà più che altro per il come si svilupperà.
Ex Machina è un film di fantascienza sofisticato e complesso, da seguire con attenzione e rivedere forse con ancora maggiore attenzione, per accorgersi di come la storia giochi con lo spettatore, così come Ava, Nathan, Caleb e Kyoko giocano la loro partita, cercando di ingannarsi l'un l'altro.
Nel caso dello spettatore, l'inganno alla fine fa parte del godimento della storia, se non ci fosse non apprezzeremmo le doti il film, che vuole distinguersi dalla sci-fi, per collocarsi nella vera e buona fantascienza.
Ex Machina, USA, 2015 - regia di Alex Garland - scritto da Alex Garland - con Alicia Vikander, Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Sonoya Mizuno - durata: 108 minuti - distribuito da Universal Pictures