Titolo originale: En Solitaire - Cast: François Cluzet, Samy Seghir, Virginie Efira, Guillaume Canet. Prodotto da Jean Cottin. Sceneggiatura di Jean Cottin, Christophe Offenstein. Regia di Christophe Offenstein - Distribuito da Lucky Red - 96'

 

In solitarioYann Kermadec (François Cluzet) è impegnato nella partecipazione alla  Vendée Globe,  una gara che vede contrapposti diversi velisti di tutto il mondo in un giro del mondo in solitario.  Non doveva essere Yann a partecipare, bensì l'amico Franck Drevil (Guillaume Canet) vincitore della precedente edizione.  Ma questi si è infortunato e Yann, all'età di 57 anni, ha l'occasione più unica che rara di compiere la sua grande impresa. Il suo spirito competitivo è al massimo.  Vedovo, a casa ha lasciato la figlia Léa (Dana Prigent), 9 anni, un po' annoiata dalla improvvisa celebrità del padre, e per nulla contenta di convivere con Marie (Virginie Efira), la nuova compagna del padre, sorella di Franck.

Nel pieno della gara succede un fatto imprevisto, di quelli che in realtà rendono interessanti le narrazioni, perché a nessuno forse interesserebbe il racconto del "normale" svolgimento di una "normale" gara.  L'imprevisto è la presenza a bordo di un clandestino, salito a bordo mentre Yann era impegnato a riparare la sua barca, sempre rigorosamente da solo. Le regole della gara sono infatti chiarissime: il navigatore se la deve cavare da solo in tutto e per tutto, pena la squalifica. E la sola presenza a bordo del ragazzo comporterebbe la squalifica immediata.  Il primo impulso, quasi rabbioso del velista è quello di buttare a mare il ragazzo, tanta è la frustrazione. Ma l'umana pietà nei confronti di un essere umano spaventato hanno per fortuna la meglio. Yann non ha il cuore di buttare nel mare tempestoso il giovane e lo nasconde a bordo, dividendo con lui le razioni di cibo, con la consegna di non farsi aiutare in nessuna delle manovre di bordo, per ossequio al principio della gara. Alla prima occasione, al primo porto sicuro, lo farà scendere.

Il ragazzo, un sedicenne di nome Mano Ixa nato in Mauritania (Samy Seghir), è mosso da altrettanta disperazione e voglia di riscatto di Yann. Non era consapevole del casino nel quale si sarebbe infilato, ma d'altra parte fugge da una realtà e da un dramma personale che l'hanno reso disperato.

Quello che rende In Solitario un film interessante non è quindi la gara, la sfida che essa rappresenta che, anzi, sembra diventare quasi una bizzarria da ricconi sfaccendati. Non è l'ennesima storia della sfida dell'uomo al mare, bensì una storia di come gli uomini possano conoscere e integrarsi, di come le culture possano trovare un punto d'incontro. Di come intenzioni in collisione possano diventare, con la conoscenza reciproca, comunione d'intenti.

In questa chiave di lettura è da intendersi anche la storia, parallela, della evoluzione del rapporto tra Léa e Marie. La crescita del loro rapporto prosegue parallelamente a quella, segreta a tutto il mondo, di Yann e Mano, con tappe anch'esse dolorose, meno estreme fisicamente, ma non che non le metteranno meno a dura prova emotivamente.

Un altro episodio che puntella la vicenda è il recupero della velista inglese Mag Embling (Karine Vanesse) in seguito al naufragio della sua barca, autorizzato dall'organizzazione. La ragazza terrà il segreto sulla presenza di Mano a bordo, e contribuirà non poco a fare da ponte tra il ragazzo e Yann.

Come verrà risolta l'intricata situazione lo dovrete scoprire da soli.

Il film tecnicamente è perfetto. Offestein è un esperto operatore abituato a condizioni estreme che è riuscito a girare un film in un set reale, ossia una vera barca, non adattata per le riprese, in mare aperto, senza l'effetto "camera a mano" tanto di moda.

Con la camera a spalla, e non a mano, è riuscito a non fare venire il mal di mare agli spettatori, a realizzare autentica narrazione per immagini sfruttando al meglio la luce, i movimenti di macchina del vero cinema, senza cedere all'impulso del verismo documentaristico.

Quello che ha prevalso è il racconto dell'esperienza umana, non il racconto di uno sport estremo. Grande merito ovviamente va all'intero cast. Tutti molto bravi, a cominciare da Cluzet, che non è una scoperta, fino ai ruoli "minori". Non c'è una rotella fuori posto, un attore o attrice che non fornisca una prova più che autentica nel film.

Un film da vedere, di corsa anche.