Princess Arete (Arîte hime, Giappone 2001)
Regia: Sunao Katabuchi
Sceneggiatura: Sunao Katabuchi (dal romanzo di Diana Coles).
Voci: Houko Kuwashima, Tsuyoshi Koyama, Minami Takayama
Musiche: Akira Senju
Prodotto da Studio 4°C
Durata: 105'
Princess Arete comincia come una interessante variazione sul tema della principessa nel castello.
All'inizio della storia è rinchiusa nella sua torre. C'è una gara nel suo regno per aggiudicarsi la sua mano. Cavalieri da ogni dove tornano con magici manufatti, nella speranza di trovare quello che li rende degni di essere sposi reali.
Sin da subito ci accorgiamo che qualcosa non va. Arete non attende passivamente che il principe azzurro arrivi a bussare alla sua finestra, anzi, tramite un passaggio segreto compie frequenti gite fra la gente “normale”, affamata di vita reale e non “Reale”.
Ma queste fughe non sono l'unico elemento a non essere “canonico” nel film. Chi sono i misteriosi personaggi che sembrano fare collezione dei manufatti magici? E qual è in realtà l'origine di tali manufatti?
Stufa delle attenzioni degli invadenti pretendenti, incurante e riottosa verso il suo “destino”, Arete progetta la fuga, quando arriva al castello uno stregone, avanzante anch'egli la richiesta di sposare la ragazza.
La richiesta di matrimonio si rivelerà un inganno, una scusa per rapire la ragazza e imprigionarla in un altro castello, un'altra torre.
Stavolta per la giovane sarà più difficile sfuggire, a causa di un sortilegio gettato dallo stregone.
Lo scoprire un modo per fuggire sarà l'occasione per Arete di comprendere il proprio posto nel mondo, e allo stesso tempo di rivelare il mistero dell'origine dello stregone e dell'antica civiltà a cui appartiene.
Il film è tratto dal romanzo del 1983 The clever princess di Diana Coles, che ebbe molto successo in Giappone, dove ne sarebbe apprezzata la vena femminista. Uso il condizionale perché ho cercato il romanzo, ma risulta esaurito da tempo e non sembra che sia mai stato tradotto in Italia. Ho però trovato riscontri in merito alla fama del romanzo in giappone a questo link.
La trama del film è cambiata in modo sostanziale da quella originale, soprattutto perché il regista Sunao Katabuchi, quando ha assunto la direzione del progetto, si sentiva a disagio nel raccontare una storia femminista da un punto di vista maschile, e quindi si è concentrato su temi più generali come l'individualismo, il rispetto , la diversità. Della trama originale rimangono quindi solo il tema della principessa nella torre inseguita da pretendenti, e il mago malvagio che la porta via.
La vicenda del film affronta diverse tematiche, partendo da una ambientazione apparentemente canonica della fantasy, per sfiorare la fantascienza apocalittica.
Arete nelle sue fughe ammira gli artigiani, capaci di forgiare il metallo e creare oggetti concreti, mentre i suoi cortigiani raccolgono manufatti magici, resti di una perduta civiltà, di cui sono incapaci di comprendere il funzionamento. Come accadrebbe se un televisore capitasse in mano a una ipotetica civiltà post-atomica.
Il tema ricorre nell'incontro di due personaggi, prima un misterioso mago e poi lo stregone che la rapisce. Sopravvissuti all'epoca delle macchine, la loro aspirazione è scoprire il segreto dei loro progenitori. Sono la dimostrazione che una conoscenza troppo avanzata è del tutto inutile senza la maturità per gestirla. La metafora è resa più esplicita quando si rivela che i due personaggi, immortali, in realtà sono rimasti dei veri e propri bambini.
La crescita di Arete è poi resa esplicita in modo visivo, mostrandola all'inizio come una bambina. Può suscitare sorpresa vederla oggetto di attenzioni sessuali, ma intanto c'è da ricordare che tuttora nel mondo esistono culture nelle quali le donne vengono promesse già in età prepuberale, se non da bambine.
Il primo passaggio di stato, dovuto alla magia dello stregone, la trasforma poi in una donna, facendole perdere però il gusto per la vita, e rendendola quasi rassegnata al suo ruolo di donna oggetto, di “principessa nella torre” cupa e malinconica, senza entusiasmo per la vita.
Nel caso di Arete però gli autori parteggiano evidentemente per lo stato bambinesco come ideale, visto che quando si libera dall'incantesimo riprende questa forma, come simbolo estremo di vivacità intellettuale.
Non è velato l'incitamento alla ribellione a qualsiasi condizione che non sia voluta. Una donna può accettare di essere una moglie, ma per la consapevolezza di volerlo, non per ruolo predestinato.
Dello Studio 4°C sono più conosciuti in occidente gli Animatrix, i cartoon inseriti nell'universo narrativo dei film dei fratelli Wachowski. Gli appassionati di animazione giapponese li conoscono anche per Tekkonkinkreet – Soli contro tutti, Mind Game, Spriggan, e le serie Memories e Genius Party.
Stilisticamente il film è più vicino alla poetica di Miyazaki, lontanissimo da opere digitali come Rapunzel della Pixar, o Shrek della Dreamworks, che però al film di Sunao Katabuchi sembrano debitori nella rottura degli stilemi della fiaba. Le sfumature di colore virano verso i pastelli, quando non verso il buio.
Da un punto di vista narrativo il film poi non vibra di azione, lasciando moltissimo della evoluzione della vicenda al dialogo. Non è un film dal ritmo veloce e in alcuni momenti si ha l'impressione che i 105 minuti siano tantissimi. In realtà forse il finale della storia, la parte in cui Arete è in missione per conto dello stregone Boax, sembra risolto troppo in fretta.
Pur tuttavia i meriti sono più dei demeriti. Il premio per la pazienza nel seguire il film è una serie di spunti di riflessione, che non lasciano lo spettatore per come lo ha trovato.
Riferimenti
Wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Princess_Arete
Sito ufficiale del film
http://www.arete.jp/arete
Il film su Imdb
http://www.imdb.com/title/tt0306474/
The Reception and the Adaptation of Diana Coles’ The Clever Princess in Japan
https://qir.kyushu-u.ac.jp/dspace/bitstream/2324/18365/1/p131.pdf
Il film in streaming (sottotitolato in italiano)
http://www.ptpfansub.com/ptp/ptp.php?page=streaming_video&video=13