Sin dai primi giorni del mio arrivo a Milano, da incallito bibliofilo, la libreria del giallo di Tecla Dozio è diventata uno dei miei punti di riferimento.

Alla atmosfera informale delle sue presentazioni devo il coraggio di essermi fatto avanti, di aver provato a farmi conoscere a professionisti dell'editoria. Opportunità che mi hanno spinto a sbracciarmi, a scrivere, a migliorarmi.  A provarci almeno, a essere poco indulgente con me stesso.

E Tecla, nonostante non abbia mai scritto per lei, mi è stata Maestra senza volerlo. Dei tanti episodi, delle tante chiacchiere in libreria, ricorderò come punti fermi della mia "educazione libraria", il suo approccio modesto, pur se consapevole della sua esperienza.

Ricordo quando raccontò di un rappresentante che le disse: "ma questo libro non è per voi, è un thriller". E lei rispose ironica: "Dopo vent'anni non la so ancora la differenza, mi complimento con lei."

Ironia e autoironia, consapevolezza di non avere verità rivelate in tasca. Questa è una delle cose che mi ha trasmesso.

Per non parlare di quella che ormai è la domanda che pongo più spesso agli aspiranti scrittori: "che cosa leggi?". Per Tecla Dozio prima ancora di leggere uno scritto, era fondamentale sapere cosa leggesse, o cosa avesse letto, chi si piccava di essere uno scrittore.

Si perché scrivere non basta. Socializzare, farsi conoscere, senza l'assillo di autopromuoversi, frequentando i posti in cui si parla di scrittura è importante tanto quanto.

E più importante ancora è ricordarsi che chi non legge non scrive.

Di ricordi ne ho tanti, di come non le mandava a dire. Di come a un editore esordiente, che presentò il primo testo nella sua libreria, disse apertamente che il libro era impaginato male, e che mai più avrebbero dovuto impaginarlo a quel modo.

Tecla Dozio era fatta così. E andava bene. Sono i maestri severi che ci fanno crescere, mica quelli indulgenti.

Sono cose che non dimenticherò. Le ore passate in quella libreria sono state preziose come ore di scuola, nonostante mi sia, e tanto, divertito.

Grazie Tecla. Addio e grazie per tutti i libri.