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dieci consigli per scrivere fantascienza

Dieci consigli per scrivere fantascienza

È disponibile sul sito di Edizioni Il Gattaccio il mio nuovo saggio, Dieci consigli per scrivere fantascienza.

Si tratta del primo volume di una collana di "Dieci consigli per scrivere..." dedicata alla scrittura, curata da Marina Lenti. I prossimi non saranno scritti da me che ho avuto invece il compito di fare da apripista.

È un lavoro "su commissione", ossia non parte da una iniziativa del sottoscritto, ma ho accettato di buon grado di scriverlo, anche per provarmi sulla lunga distanza.

Sul sito dell'editore troverete alcuni estratti che spiegano quale sia stato il mio approccio, nonché il pulsante per acquistarlo.

Rispetto a quanto scritto lì aggiungo l'indice, che è lo scheletro sul quale ho costruito i miei ragionamenti.

  1. Sospendere l’incredulità; il sense of wonder
  2. Pensare in fantascienza
  3. Costruire la tua fantascienza
  4. Creare il tuo mondo
  5. Costruire le storie
  6. Ideare i personaggi
  7. Superare la paura dell’infodump
  8. Come dare coerenza all’insieme
  9. Decidere cosa scrivere: racconto o romanzo?
  10. Leggere fantascienza

In Dieci consigli per scrivere fantascienza troverete anche pensieri sparsi in vari articoli negli anni su cosa sia per me la narrazione, e quella fantastica  in particolare, con un approfondimento sulla fantascienza. Chi mi conosce sa che non amo molto gli steccati tra generi, pertanto nel saggio attingo a esempi di buona letteratura a prescindere da una collocazione. Esempi di buona lettura che possono ispirare per la scrittura.

Vi auguro buona lettura e mi auspico che possa aiutarvi per la scrittura ovviamente.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi, le tre legi

Le tre leggi di Douglas Adams applicate ai prodotti dell'immaginazione

Tempo fa ho ricordato le tre leggi fondamentali della percezione del progresso di Douglas Adams. Oggi ritengo che si possano formulare anche in questa versione applicata a film, fumetti, serie tv, giochi, videogiochi e in generale ai prodotti dell'immaginazione.
1. Tutto quello che è stato prodotto prima della tua nascita è dato per scontato ed entrerà gradualmente nel tuo immaginario nel corso della tua esistenza;
2. Tutto quello che viene prodotto tra la tua nascita e i tuoi trent’anni è incredibilmente eccitante e creativo e costituisce la base del tuo immaginario per il resto della vita;
3. Tutto quello che viene prodotto dopo i tuoi trent’anni è un’offesa all’ordine naturale delle cose, è l’inizio della fine della civiltà e solo dopo almeno dieci anni comincia a essere considerato accettabile. Eccezione per sequel, prequel e reboot dei prodotti realizzati nei primi trent'anni della tua vita che vanno odiati a prescindere prima ancora di averli visti.
La donna nella pioggia

Libri: La donna nella pioggia di Marina Visentin

La donna nella pioggia è un libro scritto da Marina Visentin con una capacità che ritengo rara: quella di saper scrivere di "persone che fanno cose".

Con questa iperbole intendo i libri "realistici" che raccontano spaccati di vita delle persone "normali" riuscendo a renderli avvincenti.

Ho virgolettato "normali" perché mi chiedo sempre cosa sia definibile come normalità.

È forse quella della protagonista Stella, disegnatrice di libri per ragazzi, sposata con una marito quasi sempre assente che in realtà è sposato con il suo lavoro, comandata a bacchetta dall'amica autrice dei testi dei libri che lei illustra con sempre minore voglia?

Anche sul termine "realistico" ho sempre avuto dei dubbi. Il romanzo non parla di mondi fantastici, ma del nostro mondo, ambientato in una Milano che per chi ci abita è assolutamente riconoscibile.

Però è senz'altro vero che i luoghi in cui si muove Stella siano piegati alle esigenze narrative, reali solo quando sono evocati dalla lettura del romanzo.

Così diventa palpabile il senso di oppressione che deve provare Stella nella sua grande casa dietro Santa Maria delle Grazie. Una dimora della quale si sente ospite, perché non le appartiene, tranne che per il piccolo angolo che usa come studio.

E se questa casa non è opprimente come quella di un racconto gotico dell'orrore è solo perché vi abitano anche le figlie di Stella,  unico raggio di luce della sua esistenza. Tanto da diventare un luogo tetro in loro assenza.

Ma tutti arrivano al punto di rottura. Stella soffre di momenti di assenza. Intere frazioni di tempo che la donna non ricorda. Ma questo stato di assenza, questa apparente debolezza, diventerà la sua forza. Il paradosso è che la consapevolezza di particolari che non quadrano nella sua vita arriva proprio in conseguenze di questi momenti di buio.

Presa coscienza di se stessa, Stella dovrà prendere in mano la sua vita, cominciando una ricerca ad alcuni misteri irrisolti del suo passato. È più che un simbolico inizio, è quello che riesce a sbloccare Stella in un momento critico, verso l'inizio di una nuova vita.

La donna nella pioggia

La donna nella pioggia

La storia ve la lascio scoprire da soli. La trama c'è, e ben solida. Marina Visentin riesce a mescolare nell'intreccio vicende personali e puntuali riferimenti storici, costruendo una storia che appassiona pagina dopo pagina.

Ognuno di noi avrà le sue pagine preferite dei libri che legge, quelle che mi hanno fulminato in La donna nella pioggia sono quelle descrivono con rara efficacia una delle più brutte sensazioni che ognuno di noi possa provare: il sentirsi inadeguato e inadatto anche se si è sempre attenti e presenti nell'affrontare le cose della vita, specialmente rispetto a chi non mette nelle stesse cose lo stesso nostro impegno e non sente di difettare in nulla.

Ma la storia di Stella può anche spiegarci come uscirne fuori.

 

Marina Visentin, La donna nella pioggia

Piemme Editore - Pagg. 420 - 17,50€ cartaceo e 9,99€ in eBook

armageddon rag

Libri: Armageddon Rag di George R.R. Martin

Armageddon Rag di George R.R. Martin è tornato in libreria, nella collana Oscar Fantastica.

Ora avete di nuovo l'occasione di leggere non solo uno dei migliori romanzi di Martin, ma un autentico capolavoro, pieno di alcune delle pagine più belle che abbia mai letto in vita mia. Invidio chi ancora non l'ha letto e sta per farlo. Vorrei tanto riprovare le sensazioni di quella scoperta.

 

La storia

Armageddon Rag racconta la storia di Sandy Blair, un uomo che non sa più chi è. Era un giornalista musicale del giornale anticonformista Hedgehog, tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70, ma dopo essere stato estromesso dal suo socio ha avviato una discreta carriera di scrittore.

Ma ora è fermo alla pagina 37 del suo prossimo libro. Da tanto, troppo tempo.

Stati Uniti d'America, primi anni '80. L'occasione per rimettersi in pista con una inchiesta giornalistica è data a Sandy proprio dall'odioso ex socio Jared Patterson che gli commissiona un servizio sulla morte violenta di Jamie Lynch, ex manager di un gruppo rock che definire di culto è riduttivo, i Nazgul. Comincia per Sandy un viaggio attraverso gli Stati Uniti d'America, alla ricerca dei componenti sopravvissuti della Band, che si era sciolta in seguito al tragico omicidio, durante il mega-concerto di West Mesa, del suo cantante e front-man Patrick Hobbins, detto Hobbit.

Il viaggio che Sandy intraprenderà non lo porterà solo sulle tracce di un assassino, ma anche a confrontarsi con altri personaggi del suo passato, a venire a patti l'inevitabile confronto tra le sue aspirazioni dell'epoca e il presente. A constatare la sconfitta di una generazione.

La prima parte di  Armageddon Rag è fatta di un intreccio di incontri, di scambi di memorie, di rievocazioni unito all'indagine, alla raccolta degli elementi del mistero.

Ma l'indagine è doppia. Da un lato Blair cerca di comprendere se gli altri ex membri del gruppo sono coinvolti, se sono vittime o carnefici, da un altro l'indagine è interiore: la ricerca di se stesso, dei suoi sogni perduti, sia personali che di una intera generazione. Qual è il ruolo dell'impresario Edan Morse, accompagnato dalla bella e pericolosa Ananda, che sogna di riunire i Nazgul per una nuova tournee? Nel cercare questa e altre risposte Blair si ritroverà a cambiare tutto quelli che riteneva punti fermi della sua vita, per affrontare nuove incognite e trovarsi letteralmente faccia a faccia con fantasmi e demoni del suo presente e del suo passato.

Arrmageddon Rag

Arrmageddon Rag

La struttura

George R.R. Martin è uno scrittore vero, di razza. Noto al grande pubblico più per le opere fantasy successive (la saga Le Cronache del Ghiaccio e del fuoco, trasposta in TV nella serie Il trono di Spade), nel 1984 con questo era al suo quarto romanzo in assoluto, ma aveva già maturato molta esperienza nel mondo dei serial TV. Ottima è la struttura narrativa, nella quale si accompagnano una oculata gestione del dialogo, delle svolgersi della trama e dell'intreccio delle situazioni. I suoi personaggi, fossero anche quelli che dicono una sola battuta sono vivi e sembrano palesarsi davanti al lettore.

Quello che rende avvolgente il libro è la sua forza visiva. Con poche e ben dettagliate descrizioni Martin trascina il lettore dentro le pagine, come se fosse davanti al grande schermo di un cinema, sia quando evoca grandi paesaggi, enormi anfiteatri dove si svolgono concerti rock o piccoli e squallidi ambienti.

La musica poi, sembra uscire dalla pagine, come se il libro avesse un jack per auricolari o un paio di casse. Sembra quasi di udire il canto straziante di Ragin, una delle canzoni dei Nazgul, il movimento dei plettri sulle corde, le vibrazioni dei bassi, le armonie delle tastiere.

 

Martin e J.R.R. Tolkien in Armageddon Rag

Un altro tema che traspare con evidenza in Armageddon Rag è quanto fosse connaturata con la cultura hippy l'adorazione per il mondo di Tolkien. Dal nome del complesso ai soprannomi dei cantanti, alle continue citazioni di frasi di Il Signore degli Anelli che Blair cerca di usare come scudo di parole contro la violenza fascista uno dei personaggi meglio tratteggiati del romanzo, il terribile Byrne detto il Macellaio, padre di Slum, vecchio amico di Sandy ai tempi dell'Università. Quel capitolo e la sua terribile conclusione, sono uno dei momenti centrali del romanzo che prende di petto un altro tema ricorrente: le generazioni successive a quelle di chi ha lottato contro un sistema sono spesso ignave, quando non complici della restaurazione, magari andando in appoggio a chi, della generazione precedente, ha preferito rinnegare i propri ideali in nome del realismo, di una presunta presa di coscienza sopravvenuta con la maturità. E chi ha lottato e non vuole arrendersi, e magari spera che qualcuno raccolga il suo testimone, o lo aiuti a riprendere la lotta, è quasi sempre destinato a rimanere deluso.

Una lettura che lascia il segno.

Nota di lettura

Armageddon Rag ha una storia interessante alle spalle, ne parla l'amica Martina Frammartino su FantasyMagazine.

George R.R. Martin, Armageddon Rag (The Armegeddon Rag, 1983)

Traduzione di Teresa Albanese

Mondadori – Oscar Fantastica – Pagg. 396 – 14,00€ – Ebook 6,99€

 

Della lettura e del giudizio soggettivo

Durante la mia ultima lettura,  mi sono trovato in una situazione incresciosa per un lettore di lungo corso: dopo un inizio fulminante, mi sono perso in un romanzo senza più raccapezzarmi.

Pagine e pagine lette e subito dimenticate. Situazioni e personaggi che mi scorrevano davanti senza essere coinvolto dal mondo narrativo concepito dall’autore.

Fermo restando che ci sono problemi più gravi, si tratta di un fallimento del motivo principale per cui si legge, ossia trarne un godimento, un piacere.

Avevo approcciato il romanzo con le migliori intenzioni, spinto da giudizi positivi di persone che stimo. Pur tuttavia non ci sono mai entrato dentro. Al punto che non ho neanche compreso quale sia stato il sorprendente finale che mi era stato annunciato.

Qualcosa non ha funzionato. Non è scattato quel tacito patto tra lettore e scrittore che favorisce l’immersione. Non ho sentito la voce dei personaggi, dei quali non ho mai avuto alcuna immagine mentale. Non ricordo né i nomi, né le situazioni che li hanno coinvolti, se non per brevi sprazzi.

Non a tutti può piacere tutto, questo lo so da me. Ma raramente mi è capitato un insuccesso così clamoroso come lettore.

Quando capita è molto facile prendersela con l’autore, con una sua presunta incapacità di coinvolgerti. In realtà, a esaminare come il romanzo è scritto, prendendo in considerazione singoli brani, non riesco a condannare il romanzo. Si tratta di un libro che possiede elementi che sulla carta avrebbero dovuto appassionarmi.

Di contro, non ritengo di avere “colpe”, perché il tentativo di restare concentrato sul romanzo l’ho fatto, nonostante ogni singola parola rifiutasse di restare nella memoria a medio e lungo termine.

Ho terminato la lettura nonostante l’evidente disagio, nonostante il mio sacrosanto diritto di mollare un libro che, per motivi da indagare, non ha soddisfatto le mie aspettative.

C'è una lezione da trarre sulla lettura?

L’errore da non compiere in questi casi è ritenere che se non abbiamo gradito un testo questo sia in termini assoluti un testo da evitare.  La lettura è un percorso soggettivo.

Troppo spesso sento fare del proprio gusto un parametro assoluto. “Non piace a me pertanto è brutto”, oppure “ma come fa una cosa così brutta a piacere a tante persone?”. Credo che in molte occasioni ci sia la volontà di essere come il bambino della favola “I vestiti nuovi dell'Imperatore”, ossia l’unico ad accorgersi della nudità del re. Credo sia un errore, perché il patto tra lettore e scrittore se è forte può e deve fare credere al lettore che il re sia vestito anche se non lo è, oppure il contrario.

È un patto sacro e inviolabile.

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