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Categoria: pseudo recensioni Pagina 3 di 5

Film: Iron Man

IRON MAN
Un film di Jon Favreau.
Con Robert Downey Jr., Terrence Howard, Jeff Bridges, Shaun Toub, Gwyneth Paltrow.
Genere Azione, Supereroi.
Durata 126 minuti.
Produzione USA 2008.
Distribuzione Universal Pictures.

Lo penso da sempre e lo ribadisco, trarre un film da un fumetto di superiron_man eroi non è cosa facile. Sono scivolati nellimpresa registi anche molto accreditati. Il fatto è che quello che funziona nel mondo del fumetto, non funziona al cinema e viceversa. Cè bisogno di un regista capace di stringere un “patto di sospensione dellincredulità” molto forte con i propri spettatori, ma che daltra parte, introduca con misura i necessari elementi di realismo, in assenza dei quali lintera operazione perde di credibilità. Non che questo ragionamento non valga anche per altri action movie. Troppe volte si assiste a scene di azione così esagerate da infrangere qualsiasi patto con lo spettatore. Detto questo, temevo molto un film su Iron Man. Come in generale temo ogni film su un super eroe. Adoro questo genere fumettistico, e proprio per questo temo sempre che malfatte trasposizioni cinematografiche mettano questo genere in ridicolo. Non è questo il caso. Il regista Jon Favreu, che si è persino ricamato un piccolo ruolo nel film, come autista di Tony Stark, non è proprio un novellino. Già discreto attore televisivo, amico intimo e collaboratore del comico Vince Vaughn, ha già diretto film non eccelsi, ma con ottimi attori, come il film di esordio “Made – Due imbroglioni a New York” (2001), con Vaughn nel cast, ma anche con Famke Janssen e Peter Falk, e “Zathura – Unavventura spaziale” (2005) con Tim Robbins. Non è quindi nuovo a film ad alto tasso di spettacolarità.

Inoltre cè da ricordare che questo film è il primo co-prodotto dalla Marvel stessa. Il prossimo sarà Hulk. Favreu compie diligentemente il suo ruolo di regista su commissione. Non cerca di dare una visione “artistica”, o un rilettura in chiave problematico esistenziale della mitologia del super eroe. Si limita a raccontare, molto bene, una storia. La storia di un personaggio che non è mai stato al massimo della popolarità, ma che ha sempre avuto negli anni uno zoccolo duro di appassionati molto attenti. La storia di Tony Stark, genio miliardario, ben interpretato da Robert Downey jr. Stark è il titolare della più importante e tecnologicamente avanzata, fabbrica di armi degli Stati Uniti. Come molti ricconi vive una esistenza frivola, tra feste e divertimenti, senza badare bene alluso che viene fatto dei prodotti della sua fabbrica. Recatosi in Afghanistan per una dimostrazione, viene gravemente ferito in un attentato, e catturato da un gruppo di terroristi, i quali gli impongono di costruire per loro un prototipo di una delle sue più avanzate armi. Per farlo gli mettono a disposizione armi fabbricate dalla sua stessa fabbrica, arrivate in mano ai terroristi per misteriosi canali, la scoperta dei quali è oggetto della trama del film. Messo davanti alle estreme conseguenze del suo operato Stark cannibalizza la sua stessa tecnologia per realizzare un dispositivo che metta in grado il suo cuore, gravemente danneggiato da una scheggia durante lattentato, di funzionare al meglio e tenerlo in vita. Questo stesso dispositivo alimenta unarmatura che il geniale inventore riesce a costruire proprio sotto il naso dei suoi carcerieri. Con questo rudimentale prototipo Stark riuscirà a liberarsi dai terroristi. Recuperato nel deserto afghano, al suo ritorno negli Stati Uniti deciderà di cessare la fabbricazione di armi, e di costruire di contro una versione più evoluta della stessa armatura. La prima parte del film riprende in maniera molto fedele le origini del personaggio, che nel fumetto originale si recava in Vietnam, attualizzandole. Se devo fare un appunto a questa prima parte è lho trovata parecchio semplicistica nella definizione dellambiente. Mi ha ricordato molto i film di guerra degli anni 80. Ma non quelli di Oliver Stone e Stanley Kubrick, ma i “Rambo” e i film con Chuck Norris. Stereotipati appaiono i terroristi e il loro accampamento per esempio. Pur tuttavia questo approccio non è lontano da quello originale del fumetto, e della Marvel anni 60. Anche quelluniverso poteva essere definito come una buona approssimazione delluniverso reale. Quello che importava non era laccuratezza dellambientazione, ma luso drammatico della stessa, e che la storia alla fine non perdesse di efficacia. Così per questo film, il quale, supportato da un ottimo cast ci fa superare le limitazioni di questa prima parte. Infatti al ritorno negli States di Stark il film decolla. I personaggi cominciano a crescere di spessore. Sia Tony, che Virginia "Pepper" Potts, la segretaria tutto fare, ovviamente segretamente innamorata del suo capo, interpretata con molto garbo da Gwyneth Paltrow. Decisamente in parte sono anche Jeff Bridges, nel ruolo del socio in affari di Stark, Obadiah Stane, e Terrence Howard, nel ruolo di Jim "Rhodey" Rhodes. Poco sviluppato, praticamente un cameo è invece Harold "Happy" Hogan, interpretato dallo stesso Favreu, che probabilmente ha voluto concentrarsi più sulla regia che sulla recitazione. In effetti il film presenta una serie di sequenze veramente spettacolari, molto curate. Il film ha un buon budget e lo utilizza molto bene. Nella vicenda entrerà poi in gioco anche lo S.H.I.E.L.D. (Strategic Hazard Intervention, Espionage and Logistics Directorat) una agenzia di spionaggio e contro spionaggio inventata a bella posta nelluniverso Marvel. A rendere credibile loperazione cè da un lato una serie di trovate assolutamente plausibili. Quando Iron Man comincia a sperimentare il volo per esempio, scopre anche i più elementari principi della fisica per esempio, come il principio di azione e reazione, e scopre che ad alta quota sullarmatura si forma il ghiaccio. Non sono banalità. Abbiamo visto troppo spesso Superman volare nello spazio, in spregio a qualsiasi elementare legge della fisica. A parte una notevole cura dei dettagli tecnologici, veramente molto credibili se non verosimili, non crediate che tra esplosioni, segreti e agenti segreti, convulse scene di azione e sfoggio di tecnologia avanzata, il film si prenda troppo sul serio.

Il registro, a parte la prima mezzora, è ironico, senza scivolare nel comico o nel parodistico. Un sottile filo di ironia, che mi fa paragonare questo film ai migliori Bond movie. Il film è comunque il primo tassello di un progetto più ampio, che probabilmente potrebbe portare al cinema un concetto finora poco sfruttato, ossia che nelluniverso Marvel i vari personaggi interagiscono spesso tra loro. Infatti Tony Stark apparirà nel prossimo film su Hulk. In questo film invece oltre alla presenza dello S.H.I.E.L.D., vi devo segnalare la chiosa finale, ossia una sequenza montata alla fine dei titoli di coda, che preannuncia linevitabile sequel, introducendo un personaggio molto caro ai Marvel-Fan. Non andatevene quindi. Restate in sala fino alla fine.

Riflessioni

Riflessioni, a posteriori sul film Onora il Padre e la Madre, da me recensito qui.
Non avete mai sentito notizie talmente assurde, da pensare che fossero stata proposte in un film sarebbero state bollate come inverosimili?
La vita non si preoccupa di sembrare reale. Lo è. Le dinamiche umane sono caotiche. Inverosimile ma non impossibile che:
1) una rapina vada a puttane, e che ci scappi il morto. ladrenalina fa di questi e altri scherzi, e anche una persona sofferente può premere un grilletto
2) che il fratello bello ma scemo, succube psicologico del fratello "Intelligente ma brutto", accetti di fare quello che gli dica senza chiedersi il perchè. E veramente messo molto male.
3) che il figlio maggiore odi il padre, da altri amato? Non hai mai sentito parlare di figli preferiti amati e coccolati a discapito di figli bistrattati? O di persone stimate in pubblico, autentiche merde in famiglia?
Continuando:
Do  ragione al mio amico Vanamonde sullo scarso peso del ruolo della sorella. Poco sviluppato.
Hank e la moglie di Andy scopano. Lo dice lei. Si divertono un sacco a farlo. E basta. Mi pare che lo dicano chiaramente. Hank vorrebbe di più. Ma le cose per lei sono chiare.
Handy i soldi non li chiede alla famiglia perchè non può ledere la sua immagine di vincente. Punto. E un colosso con i piedi di argilla. Dietro una facciata lustra si nasconde un devastante fallimento.
Ha lavorato con la famiglia, nel negozio, e da quello che dice, si capisce che se ne sarà andato sbattendo la porta, cercando la sua dimensione, senza chiedere aiuto a nessuno.
Ho vissuto una situazione simile. Non torni indietro in questi casi. A costo di affossare, cerchi di farcela da solo. Nel suo caso però, essendo diventato disonesto, cocainomane ha cominciato una discesa agli inferi che rende il delitto quasi lo sbocco naturale.
Sono situazioni parossistiche. Ma non mi sembrano fuori dal reale, pensa al caso Maso o a Novi Ligure. Sarebbero pessime sceneggiature, piene di buchi.

Frammenti di una rosa quantica

Un anno fa la prima antologia connettivista tentava di dare una panoramicacoprosaquantica delle principali tematiche del movimento. Questa seconda antologia, Frammenti di una rosa quantica, non è così ambiziosa. Più prosaicamente si fregia della sua frammentarietà, sin dal titolo. Il riferimento alla meccanica quantistica evidenzia lo stato naturale del movimento, che vive continui cambiamenti di definizione, resistente a qualsiasi osservazione. Anzi proprio il tentativo di osservazione genera i cambiamenti.

Lantologia presenta quindi ancora più discontinuità, al suo interno, di quante ne avesse la prima.

Ci sono anche nomi nuovi. Ci sono i connettivisti della prima ora, ma anche semplici simpatizzanti, coinvolti perché comunque affini a un movimento che può essere tutto e il contrario di tutto.

In un anno sono successe tante cose. Scrivendo simpara. La vittoria al premio Urania di Sezione π2 non è un evento casuale, né unico. Anche altri connettivisti hanno vinto prestigiosi premi per racconti. Infatti in questa antologia la qualità media è nettamente migliorata, pur partendo dal buon livello della precedente.

Veniamo ai racconti.

Orizzonte degli Eventi, di Giovanni De Matteo è un racconto che per struttura è da considerarsi un romanzo breve. Un racconto che oscilla tra suggestive evocazioni di millenarie civiltà, citazioni fumettistiche, paradossi della fisica e la migliore space opera. E così ben strutturato da essere suscettibile di ampliamenti, che potrebbero portarlo al respiro del romanzo lungo.

SPAM di Filippo C. Battaglia, è un allucinato viaggio nelle estreme conseguenze dalla civiltà dei consumi. Graffiante.

Luomo dei pupazzi di schiuma di Dario Tonani, ci mostra lavvento di nuove forme di vita. Figlie sia dellavanzata manipolazione dei materiali, che del software che assume auto consapevolezza. Il racconto pur tuttavia sembra fermarsi prima di possibili sviluppi. Peccato perché è molto ben scritto.

Chandra, sogna la neve che brucia di Alberto Cola.
Ossia anche le AI hanno un anima. I “ghost” che si affannano a cercare le tracce della più evoluta di esse, ossia “Miracle” se ne renderanno conto? Attenzione, la risposta potrebbe inquietare più della domanda. Bello.

Cento anni di Sandro Battisti è breve come un soffio. Ma è intenso, struggente. Le estreme conseguenze dellingordigia di sapere e conoscenza sono sempre dietro langolo. Fare attenzione. Sempre. Da leggere e da ascoltare nei reading che Sandro tiene per lItalia.

Principio dinduzione di Roberto Furlani è un ottima drammatizzazione di un principio della fisica classica, immerso in uno scenario di guerra futuribile, in realtà fin troppo attuale. Un racconto dallo svolgimento compiuto. Uno dei migliori dellantologia.

137 di Lukha Kremo Baroncinij.
Intelligenze naturali alimentano computer organici, connessi a loro volta con intelligenze artificiali. In uno scenario freddo e disumano si combatte un conflitto silenzioso. Immaginifico e ben scritto.

Confiteor di Mario Gazzola è un pugno nello stomaco. Ostie mediche sono in grado di fare dimenticare i peccati, fatti e, soprattutto, subiti. Lantico rituale della confessione è quindi asservito a scopi che il racconto esplicita senza pudore. Ottimo senso del ritmo, esaltato nei reading dalle ottime capacità espressive del suo autore, ma capace di emozionare anche alla sola lettura privata.

Lultima stanza del mondo di Alex Tonelli ha per protagonisti quattro sopravvissuti a una pestilenza mondiale. Ma lessere chiusi in una stanza, senza contatti con il mondo, li renderà protagonisti di uno dei più classici paradossi quantistici. Buona costruzione dei personaggi.

Afterlife di Daniele Pasquini.
Il racconto narra di un futuro nel quale lanima, dopo la morte, diventa un software da caricare in un software di realtà virtuale. La vera e definitiva Second Life. Ovviamente nulla è mai semplice come si crede. Non completamente sviluppato, a mio giudizio, ma il tema è interessante.

Esperimento quantico di Domenico Mastrapasqua racconta di un novello icaro quantistico. Del sempre eterno protendersi oltre ogni limite fisico. Ovviamente le conseguenze di questa ricerca sono sempre imprevedibili.

La favola nera di Marco Milani è la coniugazione in chiave connettivista delleterno scontro delluomo con le sue paure. In questo caso di un bambino, che affronterà lo spauracchio più temuto, “luomo nero”. Buonissimo il dialogo.

Listante gelido di Fernando Fazzari è un aneddoto, più che un racconto. Una Bologna non molto lontana dallattuale fa da sfondo a una resa dei conti tra padre e figlio, con toni da racconto maistream.

Amiens (1905) di Simone Conti è una delle punte di diamante di questa antologia. E possibile fare interagire Jules Verne con tutti, dico tutti, i personaggi delle sue opere? Chi è il misterioso nemico che insieme dovranno affrontare? Da leggere. Non me ne vogliano gli altri, ma è il mio racconto preferito dellantologia. Assolutamente da leggere.

In conclusione unantologia tutta da leggere. Come già scrissi lanno scorso, i connettivisti hanno il maledetto vizio di parlare poco, e scrivere tanto. E il maledetto coraggio di esporsi, in un momento che continua a essere poco felice per la fantascienza. Non posso poi non fare i miei complimenti a Giorgio Raffaelli per le splendide immagini a corredo dei racconti, che avrebbero meritato la stampa a colori. Ma capisco anche lesigenza meritoria delleditore di mantenere un prezzo abbordabile. Ottima è poi la grafica del volume. Curata e ben fatta anche la parte redazionale, che consta nella simpatica introduzione di Luca Masali, la compiaciuta nota delleditore Luca Kremo Baroncinij e le necessarie note biografiche sugli autori.

Prendete e leggetene tutti.

Autori Vari,
Frammenti di una rosa quanti
FANTASCIENZA
Kipple Officina Libraria
Bibliotheka di Avatar
Anno 2008
pagine
224
prezzo 15,00 euro


Recensione pubblicata su Fantascienza.Com
e sul Leggio

Film : Onora il padre e la madre

Onora il padre e la madre
(Before the Devil Knows Youre Dead)
Un film di Sidney Lumet. Con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei, Aleksa Palladino, Michael Shannon, Amy Ryan, Sarah Livingston, Rosemary Harris. Genere Drammatico, colore 117 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Medusa

Andy e Hank sono  fratelli. Il maggiore, Andy è apparentemente un uomo di successo. Una bella moglie, una bella casa, un ottimo lavoro di dirigente presso una società immobiliare. Hank invece non sa come tirare avanti. Assediato dai debiti, dalla ex moglie, dallesigenza di pagare gli alimenti per la figlia.
locandinapg2 Pur tuttavia sarà Andy, che in realtà non naviga in buone acque, e durante il film scopriremo perchè, a proporre ad Hank una rapina. E non una rapina qualsiasi. Gli proporrà di rapinare la piccola gioielleria gestita dai loro genitori. Che ci siano in giro ancora professionisti come Sidney Lumet è una garanzia. La rappresentazione di questo dramma umano e familiare, camuffato da noir, è senza sbavature. Luso magistrale della tecnica del flashback enfatizza i momenti più drammatici. La tensione non solo non crolla mai, ma cresce sempre di più, fino al finale. Gli attori sono tutti ottimamente in parte, da Philip Seymour Hoffman nel ruolo di Andy, al trasformistico Ethan Hawke, capace di vestire il ruolo di Hank come una seconda pelle. Altro gran maestro, riferimento per i più giovani, è un magistrale Albert Finney nel ruolo del padre. Marisa Tomei è una bella riscoperta, dopo anni di appannamento, seguiti a un inizio di carriera scoppiettante. Chapeu a Lumet, il cui linguaggio è ancora capace di evolversi verso tecniche e soluzioni visive attuali, rimanendo solidamente classico. Non insegue i parossismi del pulp più moderno, pur mostrando esplicitamente la violenza. La sceneggiatura non ha buchi logici. La fotografia è forse senza guizzi particolari, ma questo è soprattutto un film di attori e di situazioni. Nessuno si salva nel suo viaggio verso la dannazione, non cè appello. Per cui le immagini non inseguono sofismi visivi, magari tesi a rassicurare lo spettatore. Il risultato è un film buono, anzi ottimo.
Un appunto e grosso però lo faccio al distributore italiano, che ha dato un titolo moraleggiante, al posto del bellissimo titolo originale, che, a mio giudizio, era meglio rappresentativo del viaggio nella dannazione dei  protagonisti.

Non è un paese per vecchi

 

Non è un paese per vecchi

(No Country for Old Men)

Un film di Ethan Coen, Joel Coen. Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald, Garret Dillahunt, Tess Harper. Genere Thriller, colore 122 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Universal Pictures -

Llewelyn Moss trova, in pieno deserto, i resti di uno scontro a fuoco, e numerosi cadaveri.locandina Uno scambio di droga andato male. Trova anche una valigetta con due milioni di dollari.

Il pur onesto Llewelyn cede alla tentazione e si appropria della valigetta. Ma quel denaro ha padroni potenti, che non sono disposti a cederlo così facilmente. Data la sua inesperienza Llewelyn si troverà ben presto inseguito da un killer taciturno e implacabile, bande di messicani dalla mitragliata facile e dal pacato e disilluso sceriffo Bell, lunico che vorrebbe tirarlo fuori dal pasticcio nel quale si è cacciato. Durante il film assistiamo quindi a una serie di scene di fortissima tensione, magistralmente realizzate dai fratelli Coen. I personaggi sono ben costruiti, e ben interpretati. La ricostruzione di ambiente assolutamente convincente. A tre quarti di film mi ero convinto di essere davanti a un grande film. Poi improvvisamente tutto si sgonfia, in un epilogo anti-catartico. Ma non è questo che mi ha disturbato del film. A disturbarmi è stato il fatto che per lultima interminabile mezzora non si capisca più che senso abbia il film. I personaggi si parlano addosso, e il film, da asciutto e amorale, diventa didascalico e moraleggiante. Insomma il cambio di registro non giova alla pellicola. Premetto che non ho letto il libro di Cormac McCarthy che ha ispirato il film. Per cui non so se il difetto sia da ascriversi alla storia o al suo adattamento cinematografico. Limpressione generale che ho avuto è stata di un opera, che fatta la media tra pregi difetti, si allontana di moltissimo dalle migliori opere dei Coen, risultando, a mio giudizio, poco più che sufficente. Come se alla fine il premio Oscar ai due fratelli sia stato riconosciuto quasi come indennizzo per quello, che sarebbe stato meritassimo, di Fargo. Peccato. Veramente un peccato.

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