Bond is Back. Una sequenza in bianco e nero ci introduce al nuovo film su James Bond. E un Bond agli esordi quello che ci viene presentato. Non ha ancora il doppio zero, ma lo acquisirà di li a poco, sul campo. La canzone dei titoli è bondiana quanto serve. David Arnold è sicuramente degno erede di John Barry. Il film prosegue con un inseguimento degno forse dellUomo Ragno, ma quando si tratta di Bond certe iperboli si perdonano. La prima sorpresa è Daniel Craig. Sicuramente non ha il fisico del ruolo, la sua capigliatura bionda è veramente fuori posto. Pur tuttavia è buon attore, e non è mai fuori parte. Ci propone un Bond molto meno dandy, più brutto, sporco e cattivo. Ma anche ancora inesperto, un po ingenuo, un po troppo preso di se. Questa volta Bond sanguina, si taglia, si brucia, suda nel tentativo, riuscito di salvarsi la vita. Come sono lontani i tempi dello smoking sotto la tuta da sommozzatore. Cattivo da antologia è Mads Mikkelsen, interprete dellantagonista "Le Chiffres", presente nelle sale con il bellissimo "Dopo il matrimonio", del quale magari parlerò nel prossimo post. Il film riprende il primo romanzo di Fleming e ne trae libera ispirazione. Lo porta nel mondo post 11 settembre, forse con qualche forzatura. La scena centrale, la partita a carte, mantiene un certo livello di suspence. I gadget sono utilizzati ma con senso della misura. Bella e tormentata la bond girl di turno, una stupenda Vesper Lynd interpretata da Eva Green. Peccato per lassenza di Moneypenny e di Q. Poco più che una macchietta il personaggio di Giannini. Una menzione speciale alla sempre ottima Judi Dench, interprete di una M straordinaria. Che vi posso dire? A me questo Bond rozzo e violento, che non ha ancora preso consapevolezza di se è piaciuto. Lasciamo perdere la leggenda, quei tempi non torneranno più. Il Bond del 2000 ha ancora qualcosa da dirci, nonostante gli inflazionati epigoni.