Scritti, impressioni, opinioni.

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Film: Dopo il Matrimonio

Dopo aver dedicato la sua vita ai bambini indiani abbandonati, Jacob Petersen, riceve dalla natia Danimarcamatrimonio una proposta di finanziamento. Condizione necessaria e sufficiente, posta dal finanziatore, è che Jacob si rechi personalemente in Danimarca per incontrare di persona il misterioso filantropo. Tornato in Danimarca Jacob verrà a conoscenza di cose che sconvolgeranno la vita sua e delle persone che incontrerà. Il film toccherà i toni del melodramma, ma con uno straordinario senso della misura. Merito di un ottimo cast, nel quale spicca sicuramente Mads Mikkelsen, interprete del tormentato Jacob, ma non demerita nessuno.
Il territorio è di quelli pericolosi. Il melodramma è sempre a rischio di luoghi comuni e stereotipi. Ma la regista Susanne Bier riesce a fuggire dalle banalità. Un occhio attento ai piccoli particolari, ai giochi di sguardi, riesce a condurci tranquillamente per tutto il tempo della visione nelle vite dei personaggi. Riesce a farci spettatori con assoluta naturalezza dei loro piccoli e grandi drammi. Un ottima prova di cinema delle persone vere, delle vite vere.

Film: Casinò Royale

Casino RoyaleBond is Back. Una sequenza in bianco e nero ci introduce al nuovo film su James Bond. E un Bond agli esordi quello che ci viene presentato. Non ha ancora il doppio zero, ma lo acquisirà di li a poco, sul campo. La canzone dei titoli è bondiana quanto serve. David Arnold è sicuramente degno erede di John Barry. Il film prosegue con un inseguimento degno forse dellUomo Ragno, ma quando si tratta di Bond certe iperboli si perdonano. La prima sorpresa è Daniel Craig. Sicuramente non ha il fisico del ruolo, la sua capigliatura bionda è veramente fuori posto. Pur tuttavia è buon attore, e non è mai fuori parte. Ci propone un Bond molto meno dandy, più brutto, sporco e cattivo. Ma anche ancora inesperto, un po ingenuo, un po troppo preso di se. Questa volta Bond sanguina, si taglia, si brucia, suda nel tentativo, riuscito di salvarsi la vita. Come sono lontani i tempi dello smoking sotto la tuta da sommozzatore.  Cattivo da antologia è Mads Mikkelsen, interprete dellantagonista "Le Chiffres", presente nelle sale con il bellissimo "Dopo il matrimonio", del quale magari parlerò nel prossimo post. Il film riprende il primo romanzo di Fleming e ne trae libera ispirazione. Lo porta nel mondo post 11 settembre, forse con qualche forzatura. La scena centrale, la partita a carte, mantiene un certo livello di suspence.  I gadget sono utilizzati ma con senso della misura. Bella e tormentata la bond girl di turno, una stupenda Vesper Lynd interpretata da Eva Green. Peccato per lassenza di  Moneypenny e di Q. Poco più che una macchietta il personaggio di Giannini. Una menzione speciale alla sempre ottima Judi Dench, interprete di una M straordinaria. Che vi posso dire? A me questo Bond rozzo e violento, che non ha ancora preso consapevolezza di se è piaciuto.  Lasciamo perdere la leggenda, quei tempi non torneranno più. Il Bond del 2000 ha ancora qualcosa da dirci, nonostante gli inflazionati epigoni.

Film: The Prestige

theprestigeIn un film sui prestigiatori nulla, ovviamente, è come sembra. I fratelli Nolan questa volta ci catapultano in una atmosfera ottocententesca molto fantasiosa, debitrice sicuramente allo steampunk.
I due protagonisti sono in stato di grazia. Così come quasi tutto il resto del cast, con uno strepitoso Micheal Caine, e un perfetto David Bowie. Deludente, ancora una volta, Scarlet Johannson che , a mia opinione, non è poi nientaltro che una ragazza carina. La sceneggiatura è semplicemente perfetta. Quasi perfetta la ricostruzione dambiente, magari non proprio precissima.  E un 800 immaginario quello che ci viene mostrato. Probabilmente un universo alternativo. Ma veri sono i sentimenti, le passioni e le pulsioni che muovono i personaggi. Le loro ossessioni li porteranno, tra continui rovesci di fronte e cambi di prospettive al sorprendente finale. Daltra parte la struttura del film è chiara. Ci viene promesso  un duello psicologico tra due rivali ossessionati luno dallaltro. Lungo tutta la vicenda assistiamo a continue svolte nella vicenda, fino ad arrivare al "prestigio" finale. Dove capiamo che nulla è come avevamo pensato che fosse.

Film: Il vento che accarezza lerba

Il vento che accarezza lerba

Il vento che accarezza lCredo di aver visto pochi film che rifuggano la retorica più di questo.  Il trailer assolutamente fuorviante mi aveva portato a pensare che si trattasse di qualcosa di simile a "Micheal Collins" di Jordan. Invece Ken Loach dimostra sempre più di avere senso della misura. Riesce sempre a fermarsi un attimo prima di diventare troppo retorico, o troppo melenso o troppo violento. Il film narra le vicende che portarono allindependenza irlandese, tra il 1919 e il 1920. Ma narra anche delle divisioni e dei contrasti, nati successivamente tra gli stessi irlandes, sfociati in una sanguinosa guerra civile tra il 1922 e il 1923. Lo fa attraverso la storia di due fratelli, uniti nella lotta contro il comune nemico, e successivamente divisi dai contrasti politici. E un film che non è solo contenuto però. Non pensiate che la forza della vicenda oscuri la forma. Il film non eccede per un solo istante nel documentarismo.  E cinema allo stato puro. Formalmente elegante e stilisticamente misurato. Il risultato è un film della cui durata di due ore non ci accorgiamo, tanto è ben sviluppata la sceneggiatura. La scelta del cast è sicuramente azzeccata, secondo me sentiremo ancora parlare dellottimo Cillian Murphy.

Recensione pubblicata anche su Pordemovie

A Scanner Darkly



Attenzione! Svelo dettagli della trama del film!

Ci sono film che si vanno a vedere per onore di firma. Non mi aspettavo un gran chè da questo. Per ora ben pochi film tratti da opere di P.K. Dick mi hanno realmente convinto. Solo il mitico Blade Runner. Per il resto solo infedeli e traditori adattamenti. Non che BR fosse fedele, ma era pregno di fedele infedeltà. Così è questo. A Scanner Darkly tradisce la lettera, ma non la sostanza. La tecnica di animazione è funzionale alla vicenda. La confusione di identità è resa ottimamente dalle oscillazioni continue del disegno. Il film non propone tra laltro finali consolatori. Era ora! Finora non ricordo un solo adattamento dickiano che non abbia proposto un lieto finale hollywoodiano.  Lo so, non avrei dovuto dirvelo, ma vi ho spoilerato qua sopra no? In sintesi, assolutamente da vedere. E da usare come meditazione non di maniera sul mondo delle droghe, su come in realtà la loro esistenza sia persino funzionale alle regole del business, e di come dovremmo evitare di farci fregare da loro.

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