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Colossus: The Forbin Project

Titolo italiano: COLOSSUS
Produzione: 1969 – USA, Universal, col., 100 min.
Regia: Joseph Sargent
Sceneggiatura: James Bridges dal romanzo “Colossus” di D.F. Jones
Trucco: Bud Westmore
Musica: Michel Colombier
Interpreti: Eric Braeden, Susan Clark, Gordon Pinsent, William Schallert, Alex Rodine, Robert Cornthwaite, Leonid Rostoff, James Hong

Sinossi: Colossus è un super computer ideato dal Dottor Forbin per la difesa nucleare degli Stati Uniti d'America. Appena viene attivato il computer acquisice tutte le possibili informazioni per la difesa e per assolvere al meglio il suo compito principale, salvare l'umanità dall'olocausto nucleare. Scoperta l'esistenza di un omologo computer nel blocco sovietico, chiamato Guardian, Colossus la contatterà e insieme le due intelligenze artificiali, si evolveranno e decideranno che per meglio eseguire la loro programmazione, non dovranno esattamente rispettare le intenzioni dei loro creatori....

Il film

Colossus è l'adattamento di un omonimo romanzo di David Feltham Jones, da noi pubblicato due volte nella collana Urania (numeri 475 del 1967 e 726 del 1977) e su Classici Urania 93, del 1984. La sceneggiatura di James Bridges, che come regista avrebbe poi diretto Sindrome Cinese e Urban Cowboy tra gli altri, è molto fedele al romanzo originale, con atmosfere allo stesso tempo inquietanti e ironiche. Il film è conosciuto con diversi titoli. Semplicemente Colossus, dal titolo del romanzo ovviamente, che però la Universal cambiò quando riscontrò, in fase promozionale, lo scarso interesse del pubblico, denominandolo e poi diffondendolo nelle sale con il titolo The Forbin Project. Successivamente, i due titoli vennero affiancati pertanto nelle edizioni home video, non disponibili in Italia, il film è conosciuto con l'accostamento di entrambi i titoli: Colossus: The Forbin project. Come lo sceneggiatore, anche il regista Joseph Sargent, pseudonimo del regista italo-americano (del New Jersey) Giuseppe Danielle Sorgente, è sempre stato un efficace mestierante della regia, professionalmente al servizio delle produzioni. Ha una lunga serie di titoli da lui firmati, in una lunga carriera cinetelevisiva. Due dei titoli più famosi al grande pubblico sono MacArthur. Il Generale Ribelle, del 1977, e Lo Squalo 4, del 1987. Colossus fu nominato ai premi Hugo nel 1971, nella categoria “Migliore rappresentazione drammatica” e il suo produttore Stanley Chase venne insignito nel 1979 della “Golden Scroll of Merit” da parte della Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films degli Stati Uniti. A interpretare il creatore del super-computer è stato chiamato Eric Braeden, un attore tedesco qui molto efficace, che non ha avuto forse le opportunità e la carriera che avrebbe meritato, anche se per questo film superò la concorrenza di Gregory Peck e Charlton Heston. Nel cast regolare di una serie di guerra degli anni '60, Pattuglia del Deserto, ha al suo attivo innumerevoli partecipazioni speciali a telefilm come UNCLE, Gunsmoke e L'Uomo da sei milioni di dollari tra le tante. Al cinema il suo film più famoso è stato indubbiamente Titanic, dove aveva un piccolo ruolo di contorno. E' tuttora nel cast regolare della soap opera, Febbre d'Amore (The Young and the Restless) nel ruolo del patriarca malvagio Victor Newman, nella quale ha interpretato 1057 episodi. Vera e propria coprotagonista è Susan Clark, che non ricopre il ruolo di semplice interesse amoroso per il protagonista, la dottoressa Cleo Markham, ma quello di un personaggio allo stesso livello intellettuale del protagonista. L'attrice canadese non è famosa al grande pubblico per meriti cinematografici, pur essendo apparsa in film come L'uomo dalla cravatta e Airport '75, ma è più conosciuta per il ruolo di Katherine Calder nella sit-com Webster. Completa il cast il mascellare Gordon Pinsent, un caratterista di lungo corso tuttora in attività, che è un presidente degli Stati Uniti molto somigliante a J.F. Kennedy.

A.I. = Informazioni + Potenza di Calcolo

Del romanzo originale il film riprende lo spirito, allo stesso tempo tragico e ironico. Il Dottor Forbin si trova davanti ironicamente allo stesso tempo davanti al suo maggiore successo e al suo maggiore fallimento: una macchina talmente perfezionata che supera i vincoli della programmazione originale, pur perseguendone gli obiettivi. E' un tema non nuovo nella fantascienza, che riflette il cambiamento di visione del problema dello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale da parte del mondo scientifico. Se da un lato le ricerche degli albori erano molto ottimistiche sul fatto di riprodurre e superare l'intelligenza umana, questo approccio antromorfo si è rivelato fallace, data l'impossibilità materiale di riprodurre con esattezza “l'hardware umano”. La concezione di “cervello artificiale” come come di una riproduzione meccanica del cervello umano, dalla quale sarebbe scaturita l'intelligenza, si è rivelato un approccio perdente. Colossus è uno dei primi tentativi della narrativa fantascientifica, e quindi del cinema, di un diverso risultato, inaspettato: ossia che dalla somma di informazioni e potenza di calcolo derivi un diverso tipo di intelligenza, che non sia la mera riproduzione della intelligenza umana, ma sia talmente diversa che valuti i propri obiettivi con priorità diverse da quelle dei suoi creatori. Nel film, che deriva da un romanzo del 1966, l'approccio tecnologico riflette ancora la visione centralizzata dei computer, con un gigantesco server, posto in una montagna, collegato a diversi terminali e dispositivi, che ne rappresentano anche gli occhi e le orecchie. Una visione che ricorda il gigantesco Multivac di Isaac Asimov, o il potente computer del racconto di Fredric Brown La risposta (Answer, 1954), quello che può rispondere a qualsiasi domanda, e quando gli viene chiesto se Dio esiste, risponde implacabile: «Sì, adesso Dio esiste!» David Feltham Jones, pur ipotizzando una struttura centralizzata e non distribuita di calcolo, compie un salto in avanti, anticipando, in senso molto lato, il paradigma di internet. Colossus e il suo gemello Guardian, realizzato dai russi, connessi tra loro sono maggiori della somma delle parti, e la potenza di Colossus 2 deriva proprio dall'accesso al sistema globale di informazioni, all'epoca solo radio-televisive e cartacee. Il tema sarà ripreso anche in tempi recenti, per esempio da Robert J. Sawyer in modo più esplicito nella trilogia WWW, che mostra come la somma di tutte le informazioni della rete crei a suo modo una intelligenza. In mezzo, però non possiamo dimenticarci di Skynet, il super-computer di Terminator, che non può non essere considerato il figlio connesso alla rete di Colossus e Guardian, e che scatena l'olocausto nucleare però per sterminare la razza umana, ribaltando completamente la sua programmazione, e di The Matrix, intelligenza artificiale anch'essa generata per somma di informazioni, che con scopi non dissimili da quelli di Skynet schiavizzerà la razza umana mediante la realtà virtuale nella trilogia dei fratelli Wachowski. Colossus ha la sua originalità, rispetto a questi suoi figli degeneri, di non dimenticarsi mai del suo programma originale, che è quello di proteggere la razza umana, anche se prenderà misure drastiche per farlo. In questa ossessione nel compimento del suo programma è affratellato invece all'H.A.L. 9000 di 2001: Odissea nello spazio, concepito da Arthur C. Clarke per il film di Stanley Kubrick, nonostante quest'ultimo, dal punto di vista hardware sia concettualmente ispirato all'idea meccanicistica di cervello artificiale. Che dalla potenza di calcolo possa scaturire una forma diversa di intelligenza è tema anche del primo romanzo di Ted Chiang, Il ciclo di vita degli oggetti software, da poco pubblicato dalla Delos Books. I “digienti” di Chiang non sono per nulla imparentati con Colossus, ma è interessante come anche in questo romanzo si seguita in modo molto simile la crescita dell'intelletto artificiale e come questa crescita influenzi i rapporti tra gli umani, allo stesso modo in cui in Colossus, si esplora il rapporto tra Forbin e la dottoressa Markham.

Remake

Risale all'estate 2011 la notiza che un remake di questo film sarebbe allo studio presso la Universal. A scrivere il nuovo adattamento sarebbe stato chiamato lo sceneggiatore Blake Masters, conosciuto soprattutto per Rubicon e Law & Order: Los Angeles. Il film dovrebbe essere prodotto da Brian Grazer (24, A Beautiful Mind) mentre per il regista e protagonista venivano indicati i nomi rispettivamente di Ron Howard (Cocoon, Angeli e Demon) e Will Smith (Io sono Leggenda).   Riferimenti Catalogo della fantascienza e del fantastico. http://www.fantascienza.com/catalogo/opere/NILF1041266/colossus/ http://www.fantascienza.com/catalogo/autori/NILF12804/d-f-jones/ Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Colossus:_The_Forbin_Project Notizia sul prossimo remake del film http://blog.screenweek.it/2011/07/blake-masters-scrivera-il-remake-di-colossus-per-la-universal-131942.php La sceneggiatura del film online http://thepassionatemoviegoer.blogspot.com/2010/11/cinema-obscura-joseph-sargents-colossus.html

Professione Assassino

Thriller - Titolo originale: The Mechanic - Interpreti: Jason Statham, Ben Foster, Donald Sutherland,  Tony Goldwin - Regia di Simon West - USA 2011 - Giudizio: 1/5

Arthur Bishop (Jason Statham) è un 'meccanico': un assassino scelto, con un codice molto severo ed un talento unico nell’eliminare in modo impeccabile ogni sua vittima. Il suo èun lavoro che richiede la massima perfezione oltre che un distacco totale e Bishop è il migliore nel suo campo. Ma quando il suo grande amico e mentore Harry (Donald Sutherland) viene assassinato, Bishop non può fare a meno di lasciarsi coinvolgere a livello personale. E così stavolta sarà lui a scegliere il suo successivo incarico: trovare i responsabili della morte del suo amico.La missione si fa più complicata quando Steve (Ben Foster), il figlio di Harry, gli rivela l’intenzione di vendicare da solo la morte del padre, determinato a scoprire quale sia stata lasua vera professione. Bishop ha sempre agito da solo, ma questa volta non può certo voltare le spalle al figlio di Harry. Nonostante sia sempre stato un killer estremamente metodico, decide di portare il ragazzo all’interno del suo mondo. Nasce così una sorta di rapportomentorediscepolo, ma mentre sono impegnati a dare la caccia al loro ultimo obiettivo, emergono una serie di complicazioni, per cui coloro che vengono assoldati per risolvere i problemi, diventano loro stessi un problema.

E' un discreto film d'azione questo remake di un classico del genere, risalente al 1972. A Hollywood ormai impazza la mania del rifacimento, forse dovuta a mancanza di buone idee originali. Non ho visto il film originale, e quindi non ho termini di paragone. Segnalo solo che questo film, visto da solo, si trascina abbastanza stancamente tra lunghe pause e momenti adrenalinici. Statham fa il suo onesto mestiere di duro inespressivo, impossibile pretendere qualcosa di più. Sprecato Donald Sutherland, mentre convincenti e in parte sia Ben Foster che Tony Goldwin.

Stunt e reparto tecnico hanno lavorato più che bene. E' un prodotto di serie A, in cui non si sono lesinati i mezzi. Peccato per la scelta dell'interprete. Non che Charles Bronson, interprete del film originale, sia passato alla storia per la vasta gamma di espressioni, ma Statham riesce a essere più monocorde di un filo da bucato.

Producono David Winkler e Bill Chartoff, ossia i figli dei produttori originali, Irwin Winkler e Robert Chartoff. Come già fu per Rocky Balboa, i rampolli non trovano di meglio da fare che ricalcare le orme dei padri senza metterci un guizzo di originalità. Quant'è dura la vita dei figli d'arte.

 

 

Solo per vendetta

Drammatico - Titolo Originale: Seeking Justice - Interpreti: Nicolas Cage, January Jones, Guy Pierce - Regia di Roger Donaldson - USA - 2011 - Giudizio: 3/5

 

Will Gerard (Nicolas Cage) è un insegnante d’inglese la cui vita viene sconvolta quando la moglie Laura (January Jones) viene violentemente aggredita senza un apparente motivo. Mentre osserva sua moglie nel letto d’ospedale, si avvicina Simon, un perfetto sconosciuto che propone a Will la possibilità di vendicare sua moglie. Potrebbe aspettare che la polizia trovi il colpevole, lo arresti e lo metta nella mani della giustizia. Oppure, potrebbe affidarsi a Simon e ai suoi ‘amici’ che troverebbero il colpevole e lo giustizierebbero entro l’alba del giorno dopo. Emotivamente provato, Will accetta l’offerta, ma scoprirà presto che ogni cosa ha un prezzo e che il conto da pagare sarà più che salato, ritrovandosi in una serie di eventi che lo porteranno a perdere totalmente il controllo della sua vita, scoprirà quanto potente e ramificata sia l'organizzazione.

Non è un tardo remake de Il giustiziere della notte, questo film il cui titolo originale rende meglio il senso stesso della vicenda. Seeking justice, ossia ricercando la giustizia, rende meglio la vicenda di un uomo che non prende semplicemente la pistola e comincia a sparare per rimediare al torto subito. Se le ragioni del marketing ve lo fanno passare per "il solito action con Nicolas Cage, sappiate che potreste rimanere delusi. Non perché Cage brilli, come sempre d'altra parte, per capacità e versatilità recitativa, ma perché il fuoco della vicenda è incentrato su cosa realmente significhi perseguire la giustizia "fai da te", in un paese dove comprare un'arma è fin troppo facile.

Non mancano vibranti sequenze di azione, e momenti di tensione, ma sono il giusto tributo all'intrattenimento cinematografico. Qualche riflessione il film la darà. Donaldson dirige con competenza il film bloccando sul nascere le gigionerie di Cage, e dando risalto alla bellezza e alla bravura di January Jones. Guy Pierce è tenebroso e tormentato quanto basta. La miscela funziona.

L'ambientazione è un'altra importante protagonista. E' New Orleans, con le sue ferite, la sua voglia di andare avanti, non una qualunque città statunitense. La crepuscolare fotografia di David Tattersall le rende piena giustizia.

 

 

Film: Le vite degli altri

Recensioni - Drammatico

Le vite degli altri

Regia di Florian Henckel von Donnersmarck

Berlino Est, 1984. La caduta del muro non sembra affatto imminente. La polizia segreta, la Stasi, controlla le vite di tutti coloro che ritiene essere nemici dello stato  socialista. Con qualsiasi mezzo sia ritenuto necessario. Il capitanolocandina Wiesler è uno dei migliori in quello che fa. Ma quello che fa è disgustoso. Applica alla lettera i protocolli dinterrogatorio. Ed è abituato a ottenere dai suoi interrogati la confessione. Lincarico che gli viene affidato, quello di tenere sotto sorveglianza  il commediografo Dreysman, sembra di normale routine. In realtà il ministro della cultura vuole concupire lattrice Christa-Maria Sieland, compagna del commediografo. Per fare ciò ha dato incarico al superiore di Wiesler di cercare prove della  infedeltà al regime di Dreysman a qualsiasi costo, mediante una intensa sorveglianza.
Ma Wiesler non è un "cattivo", in realtà è solo un burocrate, un uomo convinto di fare il proprio dovere. Spiando Dreysman intuisce la verità e diventa compartecipe delle vicende che lo coinvolgono. Scoprirà il significato dellamore e della bellezza dellarte e della poesia. Questo lo porterà ad abbandonare il suo ruolo di muto osservatore delle vite dei sorvegliati, assumendo un ruolo attivo nella lotta per la giustizia e la verità.
Sarà una lotta impari, il cui risultato non è scontato. La vittoria finale di Wiesler, Dreysman e di tutti gli oppositori del regime arriverà, e questo lo posso dire senza rivelare nullaltro del film, arriverà il giorno della caduta del muro.  A prescindere dallincerto esito della battaglia che vede coinvolti i protagonisti del film, la guerra sappiamo già chi la vincerà.
Ma questa retrospettiva ci aiuta a capire come sia stata vinta. La somma di tante piccole storie, compone poi la grande "Storia". Detto questo non crediate che lo spessore del tema abbia fagocitato il cinema. Lo specifico cinematografico è notevole. Il giovane regista dimostra una ottima capacità di reggere il ritmo fino alla fine. La sceneggiatura è coerente e non ha buchi. I dialoghi assolutamente credibili. Impeccabile la ricostruzione dambiente. Ottimo è il cast.  Dal protagonista Ulrich Mühe nel ruolo del tormentato Wiesler, a Sebastian Koch, nel ruolo di Dreysman, fino a Martina Gedeck, nel ruolo di Christa, già vista ne "le particelle elementari", fino agli ottimi comprimari.  Penso che, come un novello Wolfgang Petersen, anche von Donnersmarck, verrà presto notato dalle major hollywoodiane. Se questo sarà un bene o un male, solo il futuro potrà dirlo.


Recensito anche su Pordemovie

Film: Il Grande Capo

capoLincursione di Lars Von Trier nel territorio della commedia è semplicemente geniale. Sin dallinizio del film è lo stesso regista ad avvisarci di non prendere troppo sul serio il film. In realtà ricorrendo allo strumento della commedia degli equivoci, Von Trier ci racconta sicuramente una farsa, ma anche una seria esposizione delle dinamiche interpersonali sul posto di lavoro.  Il film ha per protagonista un attore, chiamato a interpretare un ruolo insolito, in un palcoscenico insolito. In una azienda di informatica, il maggiore azionista, per evitare di affrontare le proprie responsabilità, ha inventato la figura di un fantomatico grande capo, al quale ovviamente attribuisce tutte decisioni impopolari. Ma, a seguito della conclusione di un grosso affare, è costretto a reclutare un attore per interpretare il ruolo del "grande capo", pena la perdita dellaffare. Infatti il committente vuole conoscere di persona il "grande capo". Ne viene fuori una rocambolesca serie di equivoci. Di esilaranti gag che vedono protagonisti i vari impiegati dellazienda, che finalmente non perdono loccasione di scaricare sul "capo" i lori malumori, ma anche le loro aspettative e speranze.  Con ottimo senso del ritmo vediamo la situazione ingarbugliarsi e poi svolgersi verso un finale tutto da vedere.
Regista e attori sono veramente allaltezza della situazione. Consiglio veramente a tutti questa graffianto satira del mondo del lavoro. Penso che ognuno di noi troverà anche un pizzico delle situazioni che vive ogni giorno, e magari ridendone potrà sdrammatizzarle. Ovviamente Von Trier non perde occasione per sperimentare azzardate soluzioni visive. Lars Von Trier inventa lAutomavision, ossia lutilizzo di una camera fissa senza nessun operatore dietro, comandata da un computer che decide a caso cosa riprendere, se fare uno zoom o una panoramica. Quindi talvolta vediamo strane inquadrature, decise a caso dal computer!

Cito questa curiosità dal sito del film:
Tra le immagini appariranno tra i 5 e i 7 "lookey", ovvero, fotogrammi in apparenza senza legami con la storia che hanno un senso proprio da scoprire.
"A prima vista sembrano dei piccoli errori - spiega Von Trier - invece sono un enigma che deve essere risolto, trovando un codice unico": una sorta di concetto chiave che dovrebbe fare da filo conduttore per quelle anomalie. Il primo che lo scoverà riceverà un premio di circa 4 mila euro.
Per maggiori info cliccate qui.

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